Irena, nel ‘World Energy Transitions Outlook’, ha sottolineato che, per mantenere l’obiettivo climatico di aumento medio della temperatura di 1,5 gradi centigradi è necessario triplicare la potenza annuale di rinnovabili entro il 2030.
Il ‘World Energy Transitions Outlook’ di Irena
Nel rapport Irena ‘World Energy Transitions Outlook’, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili ha evidenziato la necessità di triplicare la potenza annuale delle fonti alternative entro i prossimi 7 anni per non perdere di vista l’obiettivo climatico di aumento medio della temperatura di 1,5 gradi centigradi, come previsto dall’Accordo di Parigi.
Aggiungere 1000 GW all’anno di energia green
In che modo si possono ottenere questi risultati? Aggiungendo 1000 GW all’anno di energia green, e puntando proprio sull’elettricità pulita per garantire la sicurezza energetica di tutti i Paesi, l’abbassamento dei costi e uno sviluppo industriale lungimirante, come sottolineato da Francesco la Camera, direttore generale Irena.
L’Accordo di Parigi
Sull’Accordo di Parigi, il trattato internazionale sui cambiamenti climatici, e riguardante, soprattutto, la riduzione delle emissioni, La Camera ha anche confessato che non siamo ancora sulla buona strada per rispettare la convenzione.
Dunque, l’unica opzione, è seguire il percorso scientifico più promettente: quello che pone l’energia verde come soluzione. Il rapporto Irena chiede, in generale, una maggiore ambizione e impegno globale nella diffusione delle fonti pulite.
Il rapporto WETO
Nel rapporto WETO invece, dedicato alla transizione energetica e che posiziona l’elettrificazione come elemento chiave per raggiungerla, la mancanza di infrastrutture fisiche, l’assenza di politiche e normative abilitanti e i disallineamenti di competenze e capacità istituzionali sono i principali ostacoli per i quali si è ancora troppo indietro nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Il report aggiungere anche quanto sia necessario riscrivere la cooperazione internazionale, e dunque rivedere i ruoli e le responsabilità degli enti nazionali e regionali, delle organizzazioni internazionali, delle istituzioni finanziarie e delle banche multilaterali, oltre che garantire che i fondi vengano messi a disposizione soprattutto per i Paesi più vulnerabili al mondo.