Il Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC) sottolinea nel suo ultimo rapporto i progressi compiuti fino a oggi, evidenziando però alcune lacune da colmare in riferimento alle rinnovabili e alla cattura dell’anidride carbonica, due questioni urgenti da risolvere.
IL RAPPORTO.
Un appello
Quello lanciato dal Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC) è un appello per tutti gli Stati membri e le istituzioni, al fine di colmare le lacune nella politica post-2030 e arrivare alla tanto sperata neutralità da qui al 2050.
Nel rapporto pubblicato, si raccomandano una serie di azioni per portare l’Ue verso una decarbonizzazione totale, basandosi su una valutazione di oltre 80 indicatori dalla quale emerge la necessità di un maggiore sforzo da parte di tutti i settori coinvolti, in particolare edilizia, trasporti, agricoltura e silvicoltura.
Ridurre le emissioni di gas serra del 90-95% entro il 2040
Per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, lo scorso giugno il Comitato consultivo ha raccomandato all’Unione di ridurre le emissioni di gas serra del 90-95% entro il 2040, rispetto al 1990. Questo però, richiederebbe una significativa accelerazione, e dunque anche una crescita più repentina delle rinnovabili.
Ottmar Edenhofer, presidente dell’ESABCC, ha comunque voluto sottolineare i grandi progressi compiuti negli ultimi anni per rafforzare il quadro politico sul clima, aggiungendo però che la neutralità al 2050 è “una corsa contro il tempo”, e nessuno si può più tirare indietro.
Ecco perché per rimanere sulla buona strada, bisognerà mettere in moto delle azioni perfettamente in linea con gli obiettivi a lungo termine.
Migliorare urgentemente i piani nazionali
Nel documento del Comitato infatti, si parla di migliorare urgentemente i piani nazionali per l’energia e il clima, concludendo i negoziati sulle iniziative chiave del Green Deal europeo, e rendendo le politiche europee più coerenti con la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili. Come? Cancellando poco per volta i sussidi a essi collegati.
Purtroppo infatti, il report mostra come il supporto finanziario a sistemi ancora troppo inquinanti non solo non sia diminuito di recente, ma si mantenga alla quota stabile di 50 miliardi di euro l’anno.
13 raccomandazioni: Fit for 55, agricoltura e silvicoltura
In quest’ottica, nello studio si delineano 13 raccomandazioni per un’attuazione e una progettazione più efficace della politica europea. Tra queste, la prima sarebbe quella di implementare il pacchetto “Fit for 55” a livello nazionale, dopo che l’Ue ne ha finalizzato di recente l’adozione.
Riguardo invece l’agricoltura e la silvicoltura, le emissioni legate a tali settori non risultato essere in calo, soprattutto a causa della mancanza di adeguati incentivi finanziari. Allo stesso tempo, le foreste in Europa assorbono sempre meno CO2, per via del loro invecchiamento e dell’impatto sempre più forte dei cambiamenti climatici.
Come affrontare dunque questi problemi? L’ESABCC raccomanda di allineare meglio la politica agricola comune alle ambizioni fissate, spostando il focus dalle pratiche ad alta intensità di inquinamento, come l’allevamento, verso sistemi più green.
Altra soluzione poi, sarebbe anche introdurre una forma di tariffazione delle emissioni al più tardi entro il 2031. Verrà mai fatto? Sarà da vedere. Di certo, come sottolineato anche dal professor Jette Bredahl Jacobsen, altro vicepresidente del Comitato, non si potrà raggiungere la neutralità senza una maggiore azione di mitigazione anche nell’uso del suolo.
Rinnovabili, ETS e nucleare
E sulle rinnovabili? Il rapporto si concentra molto sull’eolico, la cui capacità dovrebbe essere raddoppiata entro il 2030, e sul fotovoltaico, che necessita invece di essere quadruplicata. Anche in questo caso, si parla dunque di una raccomandazione chiave a supporto della sostenibilità, così come dovrebbe essere l’ETS, il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE.
La legislazione attuale in merito, secondo l’ESABCC non fornisce alcuna chiarezza su come funzionerà tale strumento quando il tetto delle emissioni scenderà alla fine a zero, o su cosa accadrà a determinati tipi di settori considerati più ‘resistenti’ alla decarbonizzazione.
Anche in questo caso dunque, per la cattura della CO2 bisognerebbe fare di più, e lo stesso per l’energia nucleare, tema sul quale il Comitato sembra essere dubbioso affermando che i lunghi tempi necessari per costruire nuovi impianti, e parliamo almeno di 10-15 anni, non la rendono una tecnologia praticabile per raggiungere gli obiettivi da qui al 2030.