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Hera. Agire sui territori come abilitatori delle CER

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La costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili è irta di problematiche. Occasione di confronto il XXIII Workshop Annuale “Nuove utilities per nuovi clienti: vendita, servizi e comunità energetiche”: diversi rappresentanti del comparto energetico, diverse opinioni

Intanto, riconoscere le capacità del territorio

Vogliamo giocare un ruolo di abilitatori delle CER”. Il termine è preciso. Sulla base di requisiti necessari, indica chi è preposto al riconoscimento delle capacità di un soggetto a svolgere una determinata attività. Ad abitare questa veste è Orazio Iacono, Ad Hera, intervenendo al XXIII Workshop Annuale “Nuove utilities per nuovi clienti: vendita, servizi e comunità energetiche”, svoltosi a Milano il 5 maggio scorso ed organizzato da Agici e Accenture. Nel corso del panel dedicato alle CER (Comunità energetiche Rinnovabili), Iacono snocciola i punti salienti del ruolo.

Si parte dalla costituzione giuridica della CER

Innanzitutto, “la costituzione della CER, cominciando da quella giuridica”. Si cercano i membri, “sviluppando poi processi di costruzione e finanziamento”. Si sovrintende “alla gestione dell’impianto e alla gestione esecutiva, facendosi supporto al referente della CER per tutto ciò che concerne le modalità di rapporti con i GSE”. Infine, si assicura la guida “dei membri che entrano ed escono dalla CER, fino controllo dell’erogazione di incentivi”.

Vedere il bicchiere normativo mezzo pieno

Non nasconde le criticità l’Ad Hera. “Il modello secondo cui non si permette agli operatori energetici di essere membri delle CER rende tutto più complesso. Tuttavia, penso sia necessario che venga definito il pur non ottimale quadro normativo: serve per rappresentare un reale punto di partenza. I tasselli regolatori che via via stanno arrivando ci confermano segnali incoraggianti”.

Le multiutility, principali player

Riteniamo le CER – sottolinea Iacono – uno degli strumenti utili alla transizione energetica.Al contempo, interpretiamo il blocco delle multiutility come uno dei principali player per la loro diffusione”. Dunque, presidio del territorio, relazione con le comunità, capacità di gestione, sono ingredienti ineludibili.

L’80% della popolazione escluso dai contributi

Guardando al quadro normativo – evidenzia l’Ad Hera – dobbiamo sapere che quando si parla di contributi conto capitale per comuni sotto i 5mila abitanti si parla del 15% circa degli abitanti in Italia”. Ovvero, meno di 10 milioni. “Se ciò è corretto, stiamo sicuramente escludendo da potenziali contributi oltre l’80% della popolazione”. Se – seppur labile – è questo il campo da gioco, Iacono sottende l’opera di cucitura, non di separazione.

Parlare con i comuni di aree dismesse o poco utilizzate

Da un lato – dice – promuoviamo Hera su aree, terreni, poco o per niente utilizzabili, come le discariche esaurite. Sul nostro territorio di riferimento, verifichiamo progetti con i comuni, laddove abbiano disponibilità di aree di grandi dimensioni per impianti fino al limite di un megawatt. Poi, stiamo lavorando anche con i condomini sul modello di autoconsumo collettivo, per costituire CER su condomini”.

Impianti agrivoltaici, cittadini comproprietari, biodiversità

Immaginiamo – conclude Iacono – la realizzazione di impianti agrivoltaici: produrre energia in una scala dimensionale maggiore di quella prevista dalle CER, e con meno consumo di suolo utile”. La modalità operativa punterebbe a trasformare i cittadini in comproprietari di una parte dell’impianto, nel segno dell’incoraggiamento dei centri verso la neutralità carbonica. “Quello che poi definiamo Energy Park, è la nostra proposta di infrastruttura urbana green: impianti fotovoltaici accompagnati da progetti di urban forestry, atti a promuovere la salvaguardi della biodiversità”.

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