Secondo l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), la domanda crescente di GNL soprattutto dall’Asia sarà frenata da una serie di barriere ancora da superare. La Cina infatti punta ad altre fonti nel suo piano di decarbonizzazione. Quale invece la situazione dell’Europa?
LEGGI QUI L’ANALISI.
L’analisi IEEFA
L’analisi IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis) sul GNL e sulla domanda energetica nell’Ue prende in considerazioni i fattori che hanno portato alla situazione attuale, con un’Europa costretta a ridurre la sua dipendenza dal consumo russo e a passare il prima possibile al gas naturale liquefatto e alle rinnovabili.
Dallo scoppio della guerra in Ucraina infatti, l’Unione ha ridotto del 20% la domanda energetica di gas, con fattori che hanno portato a un calo record nel 2022 per le temperature invernali miti, la continua crescita delle FER, la povertà energetica e il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici.
L’Outlook di Shell
In tale contesto, Shell ha pubblicato un rapporto per sottolineare che, da qui al 2040, ci sarà una crescita esponenziale di GNL, con un aumento previsto del 50% e dovuto soprattutto a una maggiore richiesta asiatica.
Per l’Istituto economico e finanziario però, il quadro dipinto dal gigante britannico non è molto realistico, in quanto sottovaluta gli ostacoli che bloccano lo sviluppo della domanda.
L’Outlook di Shell riconosce infatti i progressi compiuti nei mercati maturi di Giappone, Corea del Sud ed Europa, che hanno già raggiunto l’apice lo scorso decennio lasciando indietro l’Asia meridionale e sudorientale. Si pensa dunque che, in questi anni, si lavorerà per recuperare il ritardo, principalmente utilizzando più quantità di tale carburante per generare energia.
Barriere ai finanziamenti
Ma ci sono degli aspetti da tenere in considerazione che, secondo l’IEEFA, vengono un po’ sottovalutati nel rapporto della società, e che riguardano le continue barriere ai finanziamenti. In primo luogo, i progetti di conversione del GNL in elettricità richiedono tempi lunghi per essere negoziati e sviluppati.
Poi, parliamo di un tipo di combustibile molto più costoso rispetto alle fonti fossili e anche in confronto alle FER, e questo rappresenta un altro problema da sormontare. Infine, anche in quei Paesi come la Thailandia dove le importazioni sono aumentate negli ultimi anni, la sostenibilità finanziaria del gas naturale liquefatto rimane comunque in dubbio, sia per i prezzi elevati che per le crisi di liquidità che ha determinato.
E riguardo la Cina?
E riguardo la Cina? Nel suo studio Shell sostiene che il motore più importante della domanda globale di GNL sarà propro la decarbonizzazione industriale del Paese. Questo però, secondo l’analisi IEEFA contraddice altri percorsi già in atto per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2060. La stessa IEA prevede che, da qui ai prossimi 30 anni, l’utilizzo di gas industriale a Pechino potrebbe essere inferiore rispetto ai livelli attuali.
L’opinione di Shell dunque, trascura secondo l’Istituto le politiche cinesi volte a limitare la dipendenza dal combustibile proprio a supporto di una riduzione delle emissioni, che potrebbe limitare piuttosto che favorire le importazioni di gas naturale liquefatto.
L’Asia e l’Europa
Per la multinazionale britannica poi, l’Asia si sta interessando al vettore per sostenere la diffusione delle rinnovabili abbandonando pian piano l’uso del carbone. Ma questo non sembra essere veritiero al 100% nell’analisi pubblicata dall’Istituto internazionale, che sottolinea quanto per il governo cinese il carbone rappresenti comunque un fornitore di sicurezza energetica totalmente affidabile.
In tale ottica comunque, la Cina sembrerebbe non contare affatto sul gas per ridurre le emissioni o sostenere le fonti alternative. In Europa invece, misure di efficienza energetica e promozione delle rinnovabili potrebbero anche portare i mercati del GNL a rimanere volatili per tutto il 2024. Ma questo sarà da vedere.