Di ritorno dalla Cina, Pedro Sánchez, Presidente del Consiglio dei Ministri della Spagna, ha espresso grande preoccupazione per i dazi deliberati dall’UE nei confronti delle auto cinesi, trovando comprensione da parte della Germania.
Il monito Spagna
Il primo ministro della Spagna Pedro Sanchez si è detto critico verso i nuovi dazi dell’UE, finalizzati al contrasto dell’industria cinese delle automobili elettriche. La ‘polemica’, come ha scritto Bloomberg, ha trovato sostegno nella Germania. Del resto, le relazioni commerciali sino-teutoniche sono prospere e ben radicate, soprattutto nel campo della produzione automobilistica.
Di ritorno in patria dopo la recentissima visita in Cina, Sanchez ha spiegato chiaramente le ragioni delle sue esternazioni. “Devo essere franco“, ha dichiarato il Premier spagnolo, secondo quanto riportato dal Financial Times. “Ritengo che tutti noi dobbiamo riconsiderare la nostra posizione. Non solo gli Stati membri, ma anche la Commissione”.
In secondo luogo, il segretario del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) ha rimarcato: “Non abbiamo bisogno di un’altra guerra, in questo senso commerciale. Al contrario, è necessario costruire ponti tra l’Unione Europea e la Cina“. Parole simili non sono certo passate inosservate.
Oltre la questione ‘auto’
Per comprenderle, bisogna considerare che gli affari tra Madrid e Pechino – pur nella loro complessità -hanno raggiunto dei volumi notevoli (44.244 mln di Euro di import nel solo 2023; dati infoMercatiEsteri). Il tema ‘auto’, dunque, assurgerebbe a mezzo e non a semplice fine della controversia.
Il grande obiettivo del Paese europeo, al contempo, è quello di rinforzare le esportazioni verso lo Stato asiatico. Principalmente di carne suina e in misura molto minore di ortufrutta. Si aggiunga la volontà di attrarre in Spagna nuovi investimeni dalla Cina.
Ebbene, la rigida postura protezionistica di Bruxelles (sede della Commissione europea) potrebbe tradursi in un grande ostacolo rispetto ai piani e alle proiezioni iniziali. Le contromisure di Pechino, in effetti, darebbero il via ad un altro effetto domino, dalla complessa soluzione.
Indubbio, però, il conseguente nocumento all’economia del Paese tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. Aspettando gli sviluppi futuri della vicenda – con l’intervento delle diplomazie – le mosse di Berlino restano parimenti attese. Tra UE e Cina il confronto si prospetta lungo e complicato. Senza esclusione di colpi, né di ritorsioni.