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Entra in vigore l’AFIR, ma in Italia punti di ricarica solo in 5 Regioni

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Come si posiziona l’Italia alla vigilia dell’entrata in vigore dell’AFIR, il Regolamento europeo che indica ai Paesi membri delle regole da seguire a supporto di una diffusione più capillare della mobilità elettrica? In quanto a potenza, il Bel Paese risulta allineato con le normative europee. Tuttavia dai dati diffusi da Transport & Environment, emerge che il 60% delle stazioni e dei punti di ricarica del territorio si concentra attualmente solo in 5 regioni. 

Al via l’AFIR, Alternative Fuels Infrastructure Regulation

Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’ AFIR, il Regolamento europeo, approvato all’interno del pacchetto Fit for 55, che indica ai Paesi membri delle regole da seguire a supporto di una diffusione più capillare della mobilità elettrica, la rete di ricarica italiana per veicoli elettrici risulta essere allineata con la normativa. Tuttavia alcuni numeri emersi dall’analisi pubblicata di recente dall’organizzazione ambientalista Transport & Environment, mettono in dubbio questo dato, evidenziando come il 60% delle stazioni e dei punti recharge si concentri attualmente solo in 5 regioni

Gli obiettivi del nuovo Regolamento

Fissando degli obiettivi sia fissi che parametrati (1,3 kW di potenza per ogni veicolo leggero elettrico puro /BEV/ immatricolato e 0,8 kW per ogni veicolo ibrido plug-in /PHEV) in base all’incremento delle nuove auto immatricolate, il pacchetto di misure europee richiede agli Stati Membri di garantire un livello minimo di infrastrutturazione delle principali dorsali stradali ed autostradali sul proprio territorio. Lo scopo è assicurare un servizio minimo ai cittadini e alle imprese che vogliono passare all’elettrico, anche in funzione del previsto aumento della domanda. Da questo punto di vista il Bel Paese sembra essere a buon punto, anche se da qui al 2030 i punti di ricarica dovranno crescere di circa 7 volte. Il problema risiede altrove, ovvero nell’allocazione delle infrastrutture sul territorio.

Il 60% in Lombardia, Piemonte, Lazio, Veneto ed Emilia

L’analisi fornita da T&E mostra lo stato attuale della rete di ricarica italiana e verifica il suo grado di compliance con la normativa. Secondo i ricercatori dell’organizzazione, l’Italia dispone oggi di un’infrastruttura che soddisfa largamente quanto richiesto dalla normativa europea: con oltre 42 mila punti di ricarica pubblica e poco più di 1,5 GW di potenza installata corrispondente, le colonnine presenti lungo lo stivale, in rapporto agli ECV (Electric Chargeable Vehicles) circolanti, rappresentano il 261% di quanto previsto dal regolamento. 

Tuttavia, ad oggi, il 60% dei punti di ricarica si concentra in Lombardia, Piemonte, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna, ovvero un residuale 35% del territorio, che interessa poco meno del 50% della popolazione totale e degli ECV circolanti. Questo accade sostanzialmente perché dispiegare un numero maggiore di punti di ricarica nelle zone dove il parco elettrico è più grande è per molti aspetti la scelta più semplice in termini economici.

La potenza installata  

Se i target introdotti dal pacchetto di misure europeo potranno essere rispettati, è da attribuire dunque unicamente alla natura “dinamica” degli obiettivi AFIR. Secondo le proiezioni dello studio, la potenza di ricarica attualmente installata sarà sufficiente a rispettare i target solo fino al 2026, mentre per il 2027, con circa 2 milioni di veicoli circolanti previsti, questa rete di ricarica soddisferebbe solo il 67% dell’obiettivo. In base alle statistiche, al 2030, quando la quota di ECV sulle strade dovrebbe salire a oltre 5,7 milioni, la rete di ricarica esistente soddisferebbe solo il 22% dell’obiettivo. È evidente che tale situazione incresciosa, in base alla diversa potenza dei punti di ricarica sul territorio, si risolverebbe soltanto aggiungendo circa 90 mila punti di ricarica entro il 2027, dunque 280 mila al 2030, quasi sette volte il numero attuale. 

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