Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Tianjin, in Cina, dimostra come l’idea di sfruttare l’immensa quantità di energia prodotta dai buchi neri, non sia poi così remota. Questi ultimi potrebbero fungere da vere e proprie batterie ricaricabili.
Sfruttare l’energia dei buchi neri per generare elettricità
L’energia delle stelle e dell’Universo sono da sempre una prerogativa degli astrologi. Da qualche tempo, però, la scienza ha invertito questa tendenza, accendendo i riflettori sulle potenziali fonti energetiche dello Spazio. Oltre che sulle inesauribili sorgenti luminose presenti (e sfruttabili) sopra le nostre teste, adesso l’attenzione è sui buchi neri. Si, perchè, a quanto pare è possibile sfruttare la forza di gravità di un certo tipo di buchi neri per generare energia elettrica. Lo dimostra uno studio recente condotto dal dipartimento di fisica dell’Università di Tianjin, in Cina.
Le categorie di buchi neri
Secondo l’analisi dei ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Ateneo, pubblicata su Physical Review , i buchi neri possono essere considerati al pari di vere e proprie batterie ricaricabili. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo un mare (di stelle), e la possibilità di sfruttare l’immensa energia di un buco nero per produrre elettricità è ancora remota. Bisognerebbe innanzitutto capire se esistano formazioni della dimensione “giusta” per questo tipo di applicazione. I buchi neri, infatti, vengono solitamente suddivisi in base alla loro massa:
- supermassicci,
- di massa intermedia,
- di massa stellare, che si formano dal collasso di una stella di massa pari o superiore a 20 volte quella del Sole.
- buchi primordiali, della cui esistenza non siamo ancora certi.
Sarebbero proprio questi ultimi, originati nei primissimi istanti successivi alla formazione dell’Universo e dunque di dimensioni ridotte rispetto agli altri, a poter essere utilizzati per produrre energia.
Buchi neri efficienti come pannelli fotovoltaici
Secondo i calcoli dei ricercatori Zhan-Feng Mai e Run-Qiu Yang, autori dello studio, i buchi neri primordiali potrebbero fungere da veri e propri reattori nucleari da cui poter estrarre energia elettrica. In che modo? Ricaricandoli con particelle alfa ottenute dal decadimento radioattivo, convertite in positroni, le antiparticelle degli elettroni. Nello specifico, sarebbero i buchi neri di dimensioni pari a quelle di un atomo e di massa nell’ordine dei 1015-1018 chilogrammi a fare al caso.
Il 25% della massa delle particelle date in pasto al buco nero primordiale potrebbe essere recuperato il forma di energia, una percentuale vicina all’efficienza dei pannelli fotovoltaici.