Segnali di criticità per lo scenario energetico nazionale. Secondo i dati Enea nei primi nove mesi dell’anno, a fronte di consumi di energia calati dell’1,5% sull’intero 2022, le emissioni di CO2 sono cresciute del 6%. In Italia, i prezzi dell’energia elettrica sono raddoppiati rispetto alla media europea. Le fonti fossili sono quasi tornate ai livelli pre-pandemia (+8% petrolio e + 47% carbone) e le rinnovabili hanno registrato un calo dell’11%.
Le rinnovabili scendono dell’11%
L’ultima analisi Enea dello scenario energetico nazionale mostra segnali di criticità in merito al consumo di energia rinnovabile, la cui frenata sarebbe dovuta a un maggiore ricorso alle fonti fossili. Un calo dell’11% preoccupante se accostato ai dati riguardanti petrolio (+8%) e carbone (+47%), tornati quasi ai livelli pre-pandemia. L’Agenzia per l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, analizzando il quadro energetico italiano del secondo e terzo trimestre, attribuisce la situazione alla riduzione dell’idroelettrico, non compensato dall’aumento di solare ed eolico nei primi mesi dell’anno, ma anche al ritorno in auge del vecchio e nocivo carbone.
Decarbonizzazione al minimo della serie storica
L’Italia sta attraversando un periodo duro per la sostenibilità ambientale. Dal documento emerge, infatti, il peggioramento della componente di decarbonizzazione, e un forte aggravamento dell’indice della transizione energetica ISPRED (-60% nel III trimestre).
“Il forte calo dell’indice ENEA-ISPRED è da collegarsi in particolare al peggioramento della componente decarbonizzazione, scesa al valore minimo della serie storica”, spiega Francesco Gracceva, il coordinatore dell’Analisi trimestrale ENEA. “In questo scenario – continua – l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 potrà essere raggiunto solo se nei prossimi otto anni riusciamo a ottenere una riduzione media annua di quasi il 6%”.
Un segnale positivo viene, invece, dalla contrazione dei consumi energetici determinata anche dall’aumento dei prezzi dell’energia. Un trend registrato in tutta Europa con un calo della domanda dello 0,7% nei primi nove mesi dell’anno.
Sicurezza energetica
Sul fronte della sicurezza energetica, l’Analisi evidenzia il peggioramento dell’adeguatezza del sistema gas. In particolare richiede attenzione la capacità delle infrastrutture gas di coprire la punta di domanda. Nel caso di un completo azzeramento dei flussi dalla Russia (scesi sotto al 20% dell’import totale nei primi nove mesi, ma già quasi a zero a ottobre), risulterebbe molto difficile coprire punte di domanda legate a picchi di freddo intenso che investano l’intero territorio nazionale.
Per quanto concerne i prezzi, se per il gas gli incrementi registrati in Italia sono simili alla media europea, nel caso dell’elettricità gli aumenti sono stati all’incirca doppi (circa il 60
%) di quelli registrati nell’UE, in particolare nel caso delle imprese.
Fonti fossili e fonti rinnovabili
In termini di fonti primarie i primi nove mesi del 2022 hanno visto proseguire la risalita delle fonti fossili: i consumi di petrolio sono cresciuti dell’8%, avvicinandosi ai valori pre-pandemici. Ancora più marcato l’aumento dei consumi di carbone (+47%), che a fine anno torneranno non lontani dai livelli del 2018. In forte calo invece i consumi di gas naturale (-3% nei nove mesi, -8% nel III trimestre) e di fonti rinnovabili, in calo costante dell’11% circa in tutti e tre i primi trimestri dell’anno. La performance delle rinnovabili è stata influenzata negativamente dalla significativa riduzione dell’idroelettrico (-25% rispetto al minimo degli ultimi 15 anni), non compensato dall’aumento del 9% di eolico e solare nei primi nove mesi dell’anno, ai massimi storici nel periodo con una quota del 16,3% sulla richiesta di energia elettrica e un picco del 21,7% ad aprile.
Critical Raw Material, CRM
L’analisi trimestrale ENEA include anche un focus sulle materie prime critiche, la cui disponibilità potrebbe risultare un collo di bottiglia per la transizione energetica. Infatti, i dati indicano una totale dipendenza dell’UE dall’estero per terre rare, platino e litio (100%), tantalio (99%) e cobalto (86%). Dipendenza ancora più forte per l’Italia, dove le CRM hanno un’incidenza sul PIL pari al 32% e sull’export all’86%.