3 miliardi e 700 milioni in tecnologie low carbon, ma +0,5% emissioni di CO2 e un crollo dell’indice di transizione energetica ISPREAD del -54%. Il 2022, secondo l’Analisi del sistema energetico italiano condotta dall’ENEA, sarà ricordato come l’anno del disaccoppiamento tra domanda di energia, costi, e utilizzo di fonti rinnovabili.
Domanda di energia e utilizzo di fonti rinnovabili
Secondo l’ultima analisi del sistema energetico italiano pubblicata dall’ENEA, il 2022 sarà ricordato come l’anno che ha chiuso con una contrazione dei consumi energetici del 12% nell’ultimo trimestre, un calo di oltre il 3%, di poco inferiore alla media europea. Ma non solo. L’anno della crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina, è anche l’anno in cui, all’incremento minimo di un punto percentuale della quota di fonti rinnovabili sui consumi finali (20%) è corrisposto un forte peggioramento dell’indice ISPREAD (-54%). Si tratta di un valore elaborato dall’ENEA per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni e sicurezza. La crescita delle emissioni di anidride carbonica nel 2022 si è attestata, infatti, sullo +0,5%, un dato meno negativo rispetto al +8,5% dell’anno precedente, ma che denota come in Italia continui ad esserci un sostanziale disaccoppiamento tra domanda di energia e utilizzo di fonti rinnovabili.
A cosa è dovuto il contenimento dei consumi energetici
A livello di fonti primarie, il calo dei consumi è il risultato di un minor impiego di gas (-10%) e fonti rinnovabili (-12%), anche a fronte di un maggior ricorso a petrolio (+5,5%) e carbone (+29%).
“Come nel resto dell’Eurozona il crollo dei consumi energetici dell’ultimo trimestre è stato causato da contrazione della domanda e azioni di adattamento nell’industria (produzione di beni intermedi -6%), clima eccezionalmente mite a inizio stagione 2022-2023 dei riscaldamenti, e misure di contenimento dei consumi”, ha sottolineato Francesco Gracceva, coordinatore dell’Analisi ENEA. “Da agosto 2022 a febbraio 2023, periodo di riferimento del Piano nazionale di contenimento, i consumi di gas sono stati inferiori del 19% e quelli di elettricità del 4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni”.
L’instabilità dei prezzi e la fragilità del mercato del gas
Dallo studio si evince che, nel 2022, dato il robusto aumento del PIL (+3,7%), si è ridotta in una misura senza precedenti l’intensità energetica dell’economia (-7%). Tuttavia a livello di prezzi medi 2022 rispetto al 2021, quello dell’elettricità è cresciuto di oltre il 100%, mentre quello del gas è aumentato del 57%. “Alla crisi dei prezzi non si è sommata una crisi di disponibilità fisica delle risorse, grazie alle importazioni record di gas naturale liquefatto in Europa e al calo dei consumi, oltre che al clima mite di fine 2022. A partire dagli ultimi mesi dell’anno, tutto ciò ha determinato un deciso ridimensionamento dei prezzi del gas, e a ruota di quelli dell’elettricità, ma l’equilibrio del mercato del gas resta fragile. Al di là del breve periodo, gli alti prezzi restano una grave minaccia alla competitività dell’industria europea, basti pensare come nei due principali paesi manifatturieri dell’UE, Germania e Italia, la produzione industriale dei beni più energivori sia stata fortemente negativa nel 2022”, continua Gracceva.
L’aumento delle emissioni di CO2
L’aumento delle emissioni di CO2 (+0,5%), nonostante il calo dei consumi di energia, è imputabile in primo luogo al maggior utilizzo di carbone e olio combustibile nel termoelettrico (+60%), che ha più che compensato la forte contrazione del gas naturale. In contrasto con la tendenza degli ultimi anni, l’aumento delle emissioni ha riguardato solo i settori ETS (generazione elettrica ed energivori, +5,5%), mentre sono diminuite del 2,5% quelle dei settori non-ETS (civile, trasporti, agricoltura, rifiuti e piccola industria).
L’indice di transizione energetica
Per quel che concerne l’indice della transizione energetica ISPRED, il crollo è da attribuire soprattutto alle componenti “prezzi” e “decarbonizzazione”. La scelta di salvaguardare la sicurezza del sistema, non è stata infatti proficua sotto il profilo dei costi dell’energia e degli avanzamenti nel percorso di decarbonizzazione
Tecnologie low-carbon
Segnali positivi emergono sul fronte delle tecnologie low-carbon, in particolare per la mobilità elettrica: i dati più aggiornati sui brevetti per accumulatori e sistemi di ricarica mostrano per l’Italia un lieve recupero dello svantaggio accumulato rispetto ai più rilevanti Paesi europei, con un miglioramento anche nell’interscambio commerciale dei veicoli elettrici. Nel complesso, però, il deficit commerciale nel comparto low-carbon è aumentato del 14% nel 2022, sfiorando il valore di 3 miliardi e 700 milioni (0,32% del PIL). A pesare maggiormente sono state le importazioni di pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in, ma soprattutto di accumulatori agli ioni di litio che da soli rappresentano il 56% del disavanzo nel settore low-carbon.