La transizione ecologica e quella energetica sono profondamente legate tra loro, mentre inserendo una terza variabile, la transizione digitale, si può accelerare il percorso di decarbonizzazione che ogni Paese ha fissato da al 2050. Ma attenzione, anche la tecnologia inquina.
Come le tecnologie digitali migliorano l’efficienza energetica, tagliando le emissioni di CO2
Dall’eliminazione della povertà all’uguaglianza di genere, dall’adattamento ai cambiamenti climatici alla sicurezza alimentare, dall’assistenza sanitaria di qualità all’accesso all’istruzione, dallo sviluppo urbano sostenibile alla creazione di posti di lavoro, fino al miglioramento dei sistemi di trasporto, l’energia è un attore catalizzatore nel raggiungimento di tutti i 17 gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) contenuti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Poi c’è la digitalizzazione, che offre l’opportunità di accelerare gli sforzi di decarbonizzazione delle industrie ad alte emissioni, compreso lo stesso settore energetico che ha contribuito in modo significativo al 43% delle emissioni globali nel 2020.
Vediamo quindi che la transizione ecologica e quella energetica sono profondamente legate tra loro, quasi sovrapponibili per certi versi, mentre inserendo un ulteriore variabile in questo rapporto virtuoso, la transizione digitale, tutti gli obiettivi fissati dal piano Green Deal dell’Unione europea diventano assolutamente a portata di mano.
Entro il 2050, secondo un approfondito articolo per Illuminem di Riad Meddeb, direttore del Sustainable Energy Hub del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNPD), si stima che questa integrazione allargata potrebbe portare a una riduzione netta del 20% delle emissioni nel settore energetico.
Una digitalizzazione più rapida e profonda del settore energetico potrebbe determinare benefici immediati, ha spiegato Meddeb, raggiungendo tassi di abbattimento delle emissioni compresi tra il 4% e il 10%.
Nuove infrastrutture di rete, rinnovabili e accesso democratico all’energia
Risultati molto positivi che fanno ben sperare, ma che necessitano, per essere raggiunti, di una maggiore capacità di governance delle tre transizioni, che va affiancata ad una maggiore capacità di analisi di tutti i punti di forza e di vulnerabilità della catena del valore dell’energia su scala globale in cui la tecnologia digitale può dare una mano.
Meddeb elenca diversi di questi punti di forza, tra cui: le fonti energetiche rinnovabili, la decentralizzazione delle infrastrutture energetiche principali, l’accesso democratico ed egualitario all’energia pulita e all’acqua potabile, in particolare nelle aree più rurali e lontane dai centri abitati.
Ancora oggi c’è da chiedersi come mai poco meno di 700 milioni di persone al mondo non hanno accesso all’energia elettrica.
Una questione imbarazzante questa, soprattutto alla luce del fatto che oggi, anche solo grazie a micro impianti per il solare e l’eolico, tutti potrebbero in ogni luogo poter accedere all’energia elettrica, per giunta generata da fonti rinnovabili.
I casi della Cambogia e del Kenya
Anche in questo caso le tecnologie digitali vengono in aiuto di persone e imprese, perché consentono di innovare le reti di trasmissioni e distribuzione, portando energia pulita a tutte le popolazioni, anche nelle aree rurali come detto, ad esempio le comunità montane, spesso lasciate indietro in maniera del tutto ingiustificata.
Un esempio a riguardo è l’operatore Cellcard in Cambogia, che ha sfruttato l’energia solare per ridurre i costi di estensione della rete mobile proprio nelle zone più lontane dai centri abitati.
Il Kenya, invece, sta utilizzando uno strumento geospaziale chiamato “Energy Access Explorer” per supportare la pianificazione energetica integrata nelle contee di Kitui e Narok, per ottimizzare l’ampliamento della rete e rendere più efficaci le strategie di diffusione dell’energia rinnovabile distribuita.
Ovviamente, niente è facile quando si parla di economia, società e crescita, perché il fattore energetico è primario e perché la tecnologia, che come abbiamo visto essere fattore chiave, non è neutra a livello ambientale.
Ma attenzione, anche il digitale inquina
Anche il digitale, infatti, è causa di emissioni inquinanti. Il suo utilizzo è necessario, ormai, ma allo stesso tempo si deve lavorare per ridurne l’impatto ambientale.
Già da diversi anni si studia questo argomento e secondo diversi Report si sottolinea la pericolosità delle tecnologie digitali in termini di emissioni inquinanti. Secondo il Report “Lean Ict – Towards Digital Sobriety”, nel 2008, computer, dispositivi elettronici e infrastrutture digitali hanno contribuito per il 2% alle emissioni globali di CO2; nel 2020 al 3,7% e si stima che toccheranno l’8,5% nel 2025, pari alle emissioni di tutti i veicoli leggeri in circolazione, e, se non si invertirà la rotta, il 14% entro il 2040.