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Decarbonizzazione, l’Italia resta indietro nelle tecnologie chiave

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A pesare sono soprattutto le importazioni di accumulatori agli ioni di litio, pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in, facendo registrare al Paese un disavanzo di 3 miliardi di euro. L’ultima analisi ENEA del sistema energetico italiano, evidenzia luci ed ombre del processo di decarbonizzazione portato avanti nel 2023, sottolineando l’incredibile apporto delle rinnovabili ed il gap che ancora ci separa dagli obiettivi europei.

Emissioni ridotte dell’8%

Dalle stime preliminari condotte dall’ENEA, per l’intero 2023, le emissioni di CO2 nell’aria sembrano essere diminuite dell’8%. Secondo l’Agenzia per le Nuove tecnologie, il miglioramento è attribuibile integralmente al minor utilizzo di fonti fossili e al significativo aumento delle rinnovabili nel mix energetico italiano. 

Tecnologie chiave per la decarbonizzazione

Dall’analisi ENEA emergono però anche aspetti più critici, come il forte deficit nella bilancia commerciale delle tecnologie chiave per la decarbonizzazione. Nel primo semestre 2023 il disavanzo ha superato i 3 miliardi di euro, pari a quasi l’80% del deficit registrato nell’intero 2022, con il peso del saldo commerciale sul PIL che ha raggiunto lo 0,32% (era allo 0,2% nel 2022). A pesare sono soprattutto le importazioni di accumulatori agli ioni di litio, pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in.

ISPRED +48%

L’aggiornamento trimestrale dell’Analisi ENEA del sistema energetico italiano, mette in luce un netto miglioramento (+48% rispetto al 2022) dell’indice ISPRED 1, che misura la transizione energetica sulla base di prezzi, emissioni e sicurezza degli approvvigionamenti. Inoltre, i dati evidenziano la fine del disaccoppiamento tra domanda di energia e i principali driver del mercato. L’andamento dei consumi è,infatti, di nuovo in linea con l’andamento del PIL, della produzione industriale e del clima. 

Il calo delle emissioni

Sul fronte emissioni, anche nel terzo trimestre 2023 il calo è stato determinato per

la gran parte dall’industria energivora e soprattutto dalla riduzione della generazione elettrica (-15% rispetto a un anno prima). La diminuzione dei consumi di energia in quest’ultimo periodo è la risultante del calo delle fonti fossili per circa 1,5 Mtep (-40% l’utilizzo del carbone) e dell’aumento delle rinnovabili (+20%), grazie soprattutto alla ripresa dell’idroelettrico. Nell’insieme dei primi nove mesi dell’anno, primo driver del calo complessivo dei consumi per circa 4,5 Mtep è ancora il gas (-5,5 Mtep), seguito da carbone (-1,3 Mtep) e petrolio (-0,6 Mtep), mentre aumenti significativi hanno registrato rinnovabili elettriche (+1,9 Mtep, +10%) e import netto di elettricità (+1 Mtep). 

Ancora distanti sulle FER

Sebbene la quota di FER sui consumi finali, a fine anno dovrebbe raggiungere il target del 20,5%, superando il massimo storico del 2020, l’ENEA sottolinea il gap ancora esistente per far si che il Paese raggiunga il nuovo obiettivo del 40% al 2030.

Sicurezza energetica

Lato sicurezza energetica, nonostante il livello record di riempimento degli stoccaggi (al 99% al 1°novembre sia in Italia che nell’UE), nel prossimo inverno il soddisfacimento dei consumi resta legato al persistere di punte di domanda ampiamente inferiori ai massimi. Nei primi dieci mesi del 2023, infatti, il drastico crollo delle importazioni di gas russo (la cui media giornaliera è scesa a 8 mln di m 3 , rispetto ai 77 del 2021 con un calo di circa il 90%) è stato compensato da aumenti significativi di tutte le altre fonti di approvvigionamento (+16 mln di m 3 /giorno il GNL nel 2023 rispetto al 2021, +14 mln di m 3 /g il gas dal Nord Europa, +8 mln di m 3 /g il gas algerino e azero).

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