Le due società BASF e Graphit Kropfmühl hanno concluso un accordo per ridurre l’impronta di CO2 dei loro prodotti. Grazie alla nuova partnership, BASF fornirà le cosiddette garanzie di origine, per dimostrare la provenienza da fonti rinnovabili, e la grafite ottenuto in modo più sostenibile sarà utilizzata come materia prima.
Raggiungere al 2050 le zero emissioni
Raggiungere al 2050 le zero emissioni rappresenta una sfida per le due società BASF e Graphit Kropfmühl, che hanno di recente siglato un accordo per ridurre l’impronta di anidride carbonica dei loro prodotti. In che modo? Certificando che essi provengano solo da fonti rinnovabili.
Ma di cosa si occupano nello specifico le due realtà? Graphit Kropfmühl estrae e raffina grafite naturale da più di 100 anni fa. BASF invece commercializza materiali chimici in tutto il mondo, in parte importandoli, ma anche realizzandoli nei siti produttivi presenti sul territorio.
La collaborazione
La collaborazione adesso si pone soprattutto il fine di accelerare il percorso di decarbonizzazione entro i prossimi 25 anni, mediante un approccio innovativo e uno sforzo congiunto, in modo promuovere un futuro più sostenibile.
BASF per esempio, è al momento alla guida di un progetto di ricerca comune tra le università di Saarland, Marburg e Kaiserslautern, sempre al fine di creare dei prodotti chimici in grado di rispettare la massima tutela per l’ambiente.
La grafite
Come materia prima per farlo, verrà sempre utilizzate la grafite, sostanza chiave anche per la realizzazione di Neopor, materiale di nuova generazione per l’isolamento termico. Parliamo di un prodotto organico naturale da poter utilizzare per gli edifici e per il loro efficientamento energetico.
Horatio Evers, Amministratore Delegato di BASF, ha sottolineato come la partnership porterà vantaggi a entrambe le aziende, unite da un impegno costante per la sostenibilità e da un grande interesse sugli usi della grafite, ideale per il funzionamento di impianti elettrici e anche nucleari.
Un processo di purificazione meno inquinante
La ragione sta dietro le sue proprietà di conduzione energetica e termica, con la Cina che ne estrae almeno il 60% e ne raffina circa il 90% della quantità presente nel mondo. Tale risorsa è soprattutto utilizzata come materiale anodico per le batterie agli ioni di litio, e per questo la sua domanda potrebbe aumentare sempre di più da qui al 2050.
Bisognerà però continuare a investir su quella naturale, per optare per un processo di purificazione meno inquinante ma comunque funzionale.