I data center rappresentano la metà della domanda americana di energia pulita, contro il 20% di quella europea. Secondo il nuovo Rapporto di S&P Global Commodity Insights, negli Stati Uniti l’energia solare è la principale fonte di approvvigionamento (29 GW), seguita dall’energia eolica (13 GW) e da una crescente attenzione alle soluzioni ibride e nucleari. In Europa Spagna, Irlanda e Paesi Bassi sul podio per numero di accordi avviati.
Data center a rinnovabili, un confronto tra Stati Uniti ed Unione europea
I data center sono energivori, lo sappiamo bene ormai. Hanno bisogno di grandi approvvigionamenti di energia elettrica in particolare. Fino a qualche tempo fa sono sempre stati alimentati da energia prodotta a partire da combustibili fossili, come gas e petrolio, ma ora le cose stanno cambiando e anche rapidamente.
Per rispettare i piani di decarbonizzazione che le economie più avanzate stanno portando avanti, non senza problemi, si sta cercando di alimentare queste infrastrutture digitali strategiche con energia pulita e rinnovabile, come quella ottenuta dal sole, dal vento e dalla forza dell’acqua.
Secondo un nuovo rapporto di S&P Global, a partire dal terzo trimestre 2024, i data center statunitensi stanno superando di gran lunga quelli europei nell’approvvigionamento di energia pulita, rispettivamente 50 GW contro 12.
Gli Stati Uniti puntano sulle rinnovabili e guardano al nucleare
Dal fotovoltaico solare si sono generati 29 GW di energia elettrica pulita negli Stati Uniti, grazie all’eolico si sono generati altri 13 GW.
Il resto arriva dagli impianti ibridi e dalle centrali nucleari, con la firma di numerosi accordi per sfruttare l’energia dell’atomo per alimentare i data center.
Microsoft, Amazon, Google, Meta, Apple, solo per citare le Big Tech più famose, hanno siglato accordi di fornitura di energia pulita, a zero emissioni di gas serra, proprio dalle centrali nucleari americane.
In attesa dell’energia generata dalla fusione nucleare, vero salto in avanti nella decarbonizzazione completa di ogni attività umana (o quasi), in molti scommettono e puntano sui piccoli reattori modulari, non senza critiche riguardo a tempistiche, costi e rischi di varia natura che nessuno vuole correre.
Spagna, Irlanda e Paesi Bassi in testa per accordi di fornitura di energia pulita alle Big Tech
Per quel che riguarda il mercato europeo, sono state sempre le Big Tech sopra menzionate ad accaparrarsi i volumi maggiori di energia pulita, con numerosi Power purchase agreement (Ppa), accordi di fornitura di lungo termine tra grandi consumatori e produttori di energia o sviluppatori di impianti rinnovabili, che sanciscono i termini commerciali e operativi della transazione.
A giugno, Microsoft si è assicurata 420 MW di energia pulita tramite Repsol ed European Energy in Spagna, Svezia e Danimarca.
La penisola iberica rappresenta il mercato leader in Europa per i Ppa relativi ai data center, con 4,7 GW di capacità garantita, di cui il 60% è costituito da progetti solari fotovoltaici.
L’Irlanda è il secondo mercato di questo genere nel continente, con contratti per un totale di 2 GW.
Nei mercati FLAP (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi), che includono la più alta concentrazione di data center in Europa, la capacità contrattuale ha raggiunto circa 4,5 GW, prevalentemente alimentata da energia eolica.
I Paesi Bassi guidano la regione con 1,5 GW, mentre Germania e Regno Unito contribuiscono ciascuno con circa 1,3 GW.
La domanda europea di data center raddoppierà entro il 2026, con un fabbisogno di 300 TWh/anno
I ricercatori si attendono una crescita esponenziale della domanda di data center in Europa, che potrebbe passare dagli attuali 10 GW agli oltre 20 GW del 2026.
Non solo, si stima che il mercato europeo dei data center sia pronto a contrarre oltre 300 TWh/anno di Ppa nei prossimi cinque anni, mentre a livello globale il dato dovrebbe attestarsi sui 600 TWh/anno di Ppa, con un significativo dominio delle Big Tech nell’approvvigionamento di energia pulita.
“In Europa, prevediamo che i data center acquisteranno circa 70-100 TWh di energia rinnovabile entro il 2030, rispetto ai circa 30 TWh contrattualizzati fino ad oggi. Date le loro ambizioni di sostenibilità e le esigenze di domanda, i data center saranno all’avanguardia nell’adozione di nuove soluzioni di approvvigionamento, tra cui l’ibridazione e gli approcci multi-tecnologici, emersi in modo più evidente negli Stati Uniti“, ha commentato Bruno Brunetti, responsabile Environmental Markets e PPA Analytics presso Commodity Insights.