Il maxi progetto da 25 miliardi di dollari della società inglese Xlinks, che dovrebbe fornire energia pulita dal Marocco al Regno Unito con l’installazione di 200 km2 di pannelli solari e due cavi per il trasporto a lunga distanza, sembra avere tutte le caratteristiche di un piano neocolonialista. Ambizioso dal punto di vista della generazione di energia rinnovabile, con 3,6 GW prodotti e un sito di stoccaggio da 22,5 GWH, il progetto non prevede, infatti, l’immissione di elettricità pulita nelle reti marocchine, ma solo ed esclusivamente in quelle UK.
Il progetto Xlinks
Apparentemente, il North Devon (UK), una distesa di colline desolate e scogliere a picco sul mare, potrebbe sembrare un luogo impervio. Tuttavia, se il progetto Xlinks andrà in porto, questa “terra di nessuno” è destinata a diventare uno dei luoghi più importanti del mondo dal punto di vista energetico. È qui, infatti, nella campagna inglese più profonda, che dovrebbe svilupparsi l’ambizioso piano di scambio energia tra Marocco e Regno Unito.
Due cavi elettrici per soddisfare l’8% del fabbisogno UK
Se tutto procederà per il meglio e la società britannica riuscirà a realizzare i suoi obiettivi, entro il 2029, la costa del North Devon ospiterà il sito di atterraggio di due cavi per il trasporto a lunga distanza, in grado di fornire fino all’8% del fabbisogno elettrico del Regno Unito. All’altra estremità di questi cavi ci sarà un vasto complesso di pannelli solari e turbine eoliche (da realizzare) nel deserto marocchino, a migliaia di chilometri di distanza.
Cavi per il trasporto a lunga distanza
Tra gli obiettivi del progetto Marocco-Regno Unito di Xlinks, c’è sicuramente quello di diventare un modello applicabile su ampia scala, offrendo la possibilità di creare una rete globale di cavi per il trasporto di elettricità pulita tra i continenti.
Il piano si basa sulla semplice premessa che il Marocco, grazie alle sue incredibili potenzialità in ambito rinnovabile, sia fotovoltaico che eolico, possa generare energia green nei momenti di stasi del Regno. Per esempio, quando i rigidi inverni del Mare del Nord riducono la capacità di produzione solare.
200 Km2 di pannelli solari fotovoltaici
La società specializzata in energie rinnovabili, prevede di installare 11,5 gigawatt di pannelli solari e turbine eoliche nella regione desertica di Guelmim-Oued Noun in Marocco, a ridosso del confine, riconosciuto internazionalmente, con il Sahara Occupato. In risposta alle obiezioni sollevate dall’ ONG Western Sahara Resource Watch, Xlinks ha, infatti, dichiarato di voler costruire 200 chilometri quadrati di pannelli solari fotovoltaici in territorio non conteso. A rafforzare le garanzie di approvvigionamento energetico fornito dai pannelli solari, ci saranno un parco eolico e un impianto di batterie da 5 GW, in grado di stoccare 22,5 gigawattora.
Possibili ostacoli alla realizzazione del progetto
A rendere la sfida più difficoltosa ci sono i costi elevati e la profondità a cui i cavi andranno allocati. Xlinks prevede di posizionare i propri cavi sotto la piattaforma continentale europea, circa 700 metri sotto il fondale marino, dove la pressione potrebbe rappresentare un problema. In genere, a quella profondità si trovano unicamente cavi corti HVDC, quelli che spesso collegano gli impianti energetici offshore con le rispettive coste. Dal punto di vista finanziario, il progetto dovrebbe costare almeno 20 miliardi di sterline (25 miliardi di dollari), e al momento non sono state ancora indicate le eventuali fonti di finanziamento. Inoltre, non è dato sapere quanto costerà effettivamente l’elettricità di Xlinks ai fornitori di energia o ai consumatori del Regno Unito, una volta in circolo.
Un progetto unilaterale
Sebbene l’Ufficio nazionale per l’elettricità e l’acqua potabile del Marocco sostenga il piano con entusiasmo, il paradosso è che la rete elettrica del Paese magrebino non vedrà nemmeno un briciolo di quell’elettricità. La coppia di cavi ad alta tensione in corrente continua (HVDC) trasferirà tutto in Gran Bretagna, circa 3,6 GW. I cavi, lunghi 3.800 km, seguiranno le coste del Portogallo, della Spagna settentrionale e della Francia sud-occidentale, circumnavigheremo Bretagna e Cornovaglia, per poi approdare nel Devon settentrionale. È vero che il progetto potrebbe stimolare l’economia e gli investimenti in Nord Africa, ma sarebbe più che legittimo se i marocchini si chiedessero perché miliardi di dollari siano stati investiti in un progetto che in realtà non aggiunge nulla alla loro rete.