Le Comunità energetiche rinnovabili potrebbero dare un grande contributo al processo di crescita del livello di autonomia energetica del nostro Paese, almeno a livello di consumi diretti finali, ma per il momento progetti ed attivazioni vanno avanti molto a rilento, come spiegato nel Report Electricity Market 2024 E&S School of Management del Politeecnico di Milano.
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Comunità energetiche in crescita sul 2023
A maggio 2024 è stata svolta una ricerca in relazione alle iniziative per la costituzione di configurazioni per l’autoconsumo, tra comunità energetiche rinnovabili (Cer) e di autoconsumo collettivo, consultando i report pubblicati da Legambiente, ENEA, dalla fondazione Utilitatis, e le notizie pubblicate dalla stampa settoriale e locale per raccogliere dati sullo stato delle iniziative, l’ubicazione, le forme giuridiche adottate, gli impianti installati e i soggetti coinvolti.
Secondo l’“Electricity Market Report 2024” della Energy&Strategy School of Management del Politecnico di Milano, sono 168 le iniziative individuate per la costituzione di configurazioni per l’autoconsumo tra comunità energetiche e autoconsumo collettivo, circa il doppio (+89%) rispetto al 2023.
Di queste, però, solo 46 sono state realizzate e ben 121 sono ancora in progettazione.
Le regioni che risultano più attive sono Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia nelle quali sono state rilevate 80 iniziative (il 48% del totale). Rispetto al 2023 sono state individuate iniziative in tutte le regioni italiane, il che mostra un interessamento per il tema diffuso su tutto il territorio italiano.
Principali promotori enti pubblici, soggetti specializzati e solo in parte privati cittadini
Nel 58% dei casi il promotore di una Cer è un ente pubblico che fornisce spazi per l’installazione degli impianti e supporta l’aggregazione dei membri, allo scopo di ridurre le spese, aiutare le famiglie in situazioni di disagio economico e finanziare progetti sul territorio.
In questo stesso modello ricadono anche iniziative promosse da altri soggetti, come enti del terzo settore e cooperative sociali.
L’altra parte rilevante (21%) è costituita da azioni messe in campo da soggetti specializzati, a supporto di privati interessati, mentre solo per una parte minoritaria (9%) a muoversi sono i cittadini.
Impatto ancora limitato sul sistema energetico
Nonostante la forte crescita su base annua, l’impatto sul sistema al momento è ancora limitato e rispetto alle attese iniziali anche deludente, perché si tratta in larga parte di realtà che hanno una forma societaria piuttosto semplice (associazioni nel 50% dei casi) e che funziona con impianti di piccola taglia.
La potenza mediana è in leggera crescita (da 55 kW nel 2023 a 60 kW nel 2024), ma gli impianti oltre i 200 kW sono solo il 34% del totale, con una presenza rilevante (23,5%) di piccoli impianti con potenza inferiore a 30 kW.
La versa sfida è la sostenibilità economica delle comunità energetiche
Nel commento ai dati, Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, ha detto: “La vera sfida per la diffusione su larga scala delle CER è legata alla loro sostenibilità economica. Le analisi condotte all’interno del Rapporto, e basate sulla valutazione delle diverse possibili configurazioni, mostrano come essa sia fortemente connessa alla capacità di ‘condividere’ energia, con valori che cambiano radicalmente quando si supera il 70% di energia condivisa. È questo quindi un fattore chiave nella fase di progettazione e disegno della CER, che tuttavia richiede anche la capacità di ingaggiare non soltanto il numero, ma anche la tipologia di partecipanti corretta”.
Altro elemento che va a limitare la crescita attuale delle Cer è che “i ritorni sono comunque piuttosto limitati, nell’ordine delle migliaia di euro lungo la vita dell’iniziativa”, ha spiegato Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy.
“Sono numeri che quindi vanno letti come ‘aggiuntivi’ rispetto alla realizzazione di un impianto che avrebbe comunque la possibilità di esistere in modalità stand alone, mentre è più difficile immaginare realizzazioni che nascano solo ed esclusivamente al servizio della comunità – ha agggiunto Chiaroni – a meno che non prevalgano finalità sociali o di contrasto alla povertà energetica che pongono in secondo piano gli aspetti commerciali”.
Alte le aspettative dei cittadini sulle Cer
Un fatto che potrebbe andare a pesare ulteriormente sul processo di dispiegamento delle comunità energetiche rinnovabili, perché come anticipato le aspettative erano piuttosto alte e la conferma arriva da un sondaggio, secondo cui: l’80% del campione si attende ritorni annui superiori a 100 euro l’anno e solo il 7% si aspetta di ricevere un valore inferiore a 50 euro, cifra più vicina alla realtà.
Rispetto alla spesa annua per la bolletta elettrica, infatti, il risparmio si aggira sul 3-4%, una quota non sufficiente a suscitare interesse in larga parte della popolazione.
Secondo i dati diffusi dal Gestore servizi energetici (Gse), in termini prettamente numerici, la tendenza nella diffusione delle Cer si è connotata di oltre 400 richieste già approvate. Contestualmente, altre 500 domande sarebbero al vaglio, in attesa che siano stanziati i fondi del PNRR.