L’Italia, come il resto dell’Europa, affronta una sfida cruciale: abbassare il costo dell’energia elettrica per famiglie e imprese senza compromettere i progressi della transizione energetica. Una mozione presentata in Senato da esponenti del Pd e del Gruppo misto propone misure strutturali per garantire sostenibilità economica e ambientale.
Italia: l’energia elettrica più cara d’Europa
Nel Bel Paese, una delle strategie più efficaci per contrastare il rincaro dell’energia elettrica e la perdita di competitività industriale potrebbe essere il disaccoppiamento del costo delle rinnovabili dal gas. Sebbene in molti lo sostengano, finora non sono state adottate misure concrete in questa direzione.
La promozione di politiche strutturali per incrementare l’energia pulita nel mix energetico nazionale potrebbe fare la differenza. Una delle ultime proposte presentate in Senato mira proprio a calmierare i costi delle bollette, tra le più alte d’Europa. Secondo i dati parlamentari, il costo dell’energia in Italia è il doppio di quello della Francia, supera del 70% quello della Spagna e del 30% quello della Germania.
Oltre al prezzo di borsa dell’energia, le bollette italiane sono gravate da ulteriori oneri, che aumentano proporzionalmente all’incidenza delle fonti intermittenti nel mix elettrico.
Dipendenza dall’importazione di energia
L’Italia non solo registra i prezzi più elevati dell’energia, ma è anche il principale importatore europeo: nel 2024 ha acquistato 52 terawattora, pari al 17% del fabbisogno nazionale, quasi il doppio rispetto alla Germania, secondo importatore UE. Inoltre, la forte dipendenza dal gas rende il mercato italiano particolarmente vulnerabile alle instabilità geopolitiche.
Questi aspetti sono stati evidenziati dai Senatori Calenda, Lombardo, Patton, Spagnolli e Casini, che hanno delineato due scenari: uno di lungo periodo, incentrato sulla revisione del mix energetico nazionale, e uno di breve termine, che prevede misure urgenti per contenere i rincari per famiglie e imprese, evitando una pericolosa deindustrializzazione del Paese.
Disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica
Una delle soluzioni più immediate per ridurre i costi energetici è il disaccoppiamento del prezzo dell’energia rinnovabile da quello di borsa, che nel 2024 è stato influenzato dal gas per il 65% delle ore.
Le previsioni per il 2025 indicano un prezzo del gas tra 45 e 50 euro/MWh, con un costo dei diritti di emissione (ETS) compreso tra 75 e 80 euro per tonnellata di CO2. Questi valori potrebbero portare il prezzo dell’energia elettrica prodotta con il gas intorno ai 135 euro/MWh, ossia 2,5 volte il prezzo medio del periodo 2011-2020.
Per evitare ulteriori aumenti, una delle proposte prevede il disaccoppiamento senza creare due mercati paralleli, ad esempio mediante contratti a lungo termine, come PPA o CFD a due vie per gli impianti rinnovabili, o attraverso altri meccanismi volti a evitare eccessive rendite inframarginali.
Le modifiche normative proposte
La mozione approvata in Senato invita il Governo a predisporre modifiche normative efficaci nel breve termine, senza scoraggiare gli investimenti nelle fonti rinnovabili. In particolare, si chiede di:
- Contenere i costi variabili della produzione termoelettrica a gas, limitando gli oneri applicati al consumo di gas per la produzione energetica;
- Garantire che le misure di compensazione si riflettano interamente nei prezzi dell’energia su tutto il mercato;
- Mantenere il costo della produzione di energia elettrica da gas a livelli che non disincentivino nuovi investimenti nelle rinnovabili.
Nel contesto della riassegnazione delle concessioni, si propone inoltre la valorizzazione delle risorse idroelettriche per favorire la competitività delle imprese e la liberalizzazione dell’installazione di impianti fotovoltaici su coperture per l’autoconsumo.