Tutti parlano di bitcoin e di quanto valgono sul mercato mondiale delle criptovalute, ma in pochi si interessano di un aspetto a dir poco fondamentale per la loro estrazione (il mining): il consumo energetico giornaliero. Solo negli Stati Uniti si consuma per creare bitcoin l’energia elettrica equivalente alla fornitura annua di 5 milioni di abitazioni.
Bitcoin energivori
Ogni giorno nel mondo, secondo un articolo di Paul Hoffman su Best Brokers, sono estratti 450 mi bitcoin tramite attività di mining (dall’inglese ‘to mine’, estrarre, o in gergo ‘minare’), per un consumo complessivo di 384.481.670 kWh di energia elettrica.
Siamo a 140.336 GWh all’anno, più del consumo medio di quasi tutti i Paesi del mondo, tranne 26, che sono i più energivori. Questo ci da il livello di risorse necessarie per portare avanti le attività di mining per produrre bitcoin.
Il 37,9% di questo mining avviene negli Stati Uniti, per un consumo giornaliero di 145,6 milioni di kWh di energia elettrica (l’1,34% del consumo energetico giornaliero totale nel paese). Un gran lavoro e un immenso consumo energetico da cui ottenere poco più di 170 bitcoin, per una bolletta quotidiana di 18,65 milioni di dollari.
Questo il quadro che si è venuto a creare dopo l’ultimo halving del 16 aprile 2024, quando si abbassata la ricompensa per il mining a 3,125 bitcoin per blocco.
L’halving di bitcoin si verifica ogni quattro anni circa e riduce del 50% il tasso di creazione di nuovi bitcoin. In questo modo si riduce l’offerta di nuovi bitcoin che entrano nel mercato, il che potrebbe potenzialmente portare a un incremento del prezzo se la domanda rimane costante o aumenta.
Prima di quella data era ancora economico negli Stati Uniti minare bitcoin, poi non lo è più stato e il conto energetico è iniziato a salire.
Secondo dati diffusi dal Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, il consumo energetico del mining di bitcoin negli Stati Uniti equivale al momento alla fornitura per un anno di energia elettrica per oltre 5 milioni di abitazioni.
La classifica dei Paesi che consumano più energia nel mining
Il modo in cui funziona la blockchain di Bitcoin è che la rete regola automaticamente il proprio carico in base all’hashrate totale, in modo che venga estratto un nuovo blocco ogni 10 minuti. Pertanto, ci sono 6 blocchi estratti all’ora o 144 blocchi estratti ogni 24 ore. Con l’attuale ricompensa per blocco di 3,125 BTC, ciò significa che 450 bitcoin vengono estratti a livello globale su base giornaliera.
Di seguito la classifica dei Paesi che consumano più energia elettrica giornaliera per il mining:
- Stati Uniti, 145,6 GWh (o 145,6 milioni di kWh al giorno)
- Cina, 81,25 GWh
- Kazakistan, 50,88 GWh
- Canada, 24,92 GWh
- Russia 17,94 GWh
- Germania, 11,78 GWh
- Malesia, 9,66 GWh
- Irlanda, 7,58 GWh
- Singapore, 7,54 GWh
- Tailandia, 3,68 GWh
- Svezia, 3,23 GWh
- Norvegia, 2,84 GWh
- Hong Kong, 1,65 GWh
- Australia, 1,38 GWh
- Indonesia, 1,36 GWh
- Brasile, 1,27 GWh
- Gran Bretagna, 0,89 GWh
- Georgia, 0,89 GWh
- Giappone, 0,87 GWh
- Olanda, 0,80 GWh
Che cos’è il mining?
Il mining delle criptovalute, dal bitcoin all’ethereum, solo per citare le più popolari, avviene attraverso la creazione di nuovi blocchi all’interno della blockchain che funge da database alla criptovaluta in questione.
Nel nostro caso, chi estrae bitcoin, dunque, contribuisce all’espansione della blockchain, investendo sia in termini di corrente elettrica che di potenza di calcolo. Una spesa che viene ripagata da ricompense che consistono in percentuali delle criptovalute minate.
Secondo le Nazioni Unite, l’aumento del 400% del prezzo di questa criptovaluta, tra il 2021 e il 2022, ha innescato un aumento del 140% del consumo di energia della rete mondiale di mining. Il 67% dell’elettricità consumata per questa attività, nel periodo di tempo considerato, è stata prodotta da fonti energetiche fossili.
Il mining di bitcoin ha emesso oltre 85,89 milioni di tonnellate di CO2 durante il biennio 2021/2022.