La collaborazione tra Enea e Sapienza per la produzione di batterie alternative alle classiche al litio concentra l’attenzione sull’utilizzo del calcio. Il progetto, dal nome Actea, vuole infatti offrire nuove soluzioni per la mobilità elettrica, lo stoccaggio di energia pulita e le smart grid.
Il progetto
Quello avviato da Enea e dall’Università della Sapienza di Roma è un progetto innovativo che punta l’attenzione sulla volontà di andare oltre al litio, al fine costruire batterie diverse e offrire nuove soluzioni più sostenibili ed economiche.
L’idea è quella di sfruttare altre risorse, in questo caso il calcio, per portare avanti un’iniziativa che prende il nome di Actea, e che vuole proporre nuove tecnologie per giungere il più possibile a una transizione energetica.
La realizzazione dei nuovi dispositivi si basa infatti sullo sviluppo di processi e materiali con un ridotto impatto ambientale, oltre che sull’impiego di un elemento molto comune.
Il calcio
Punto di forza del progetto poi è anche la minimizzazione dell’uso di materie prime tossiche e critiche come il cobalto, secondo quanto spiegato da Laura Silvestri, ricercatrice Enea del Laboratorio Accumulo di energia, batterie e tecnologie per la produzione e l’uso dell’idrogeno.
Le tecnologie al calcio alle quali sta lavorando anche l’esperta sono ancora in fase di sviluppo sul mercato. Quali i benefici associati? In base agli studi compiuti, parliamo di soluzioni piuttosto promettenti, considerando che si tratta di un minerale oltre 2000 volte più abbondante in natura, e soprattutto disponibile a prezzi anche di 10 volte inferiori rispetto alla media.
La base di funzionamento di queste batterie inoltre sarebbe simile a quella delle più familiari al litio, con la differenza però che il calcio, come portatore di carica elettrica, garantisce un’ottima densità energetica a un costo più basso, contribuendo anche a rendere più accessibili le soluzioni di mobilità elettrica e lo stoccaggio dell’energia per le reti intelligenti.
Actea
Per Actea, Sapienza ed ENEA hanno stilato una road map molto precisa e rigida, che punta ad avere le prime pile a 24 mesi dall’inizio del progetto, e dunque da settembre.
Non si sa che strada prenderanno o che sviluppo avranno questo genere di dispositivi, ma è certo che l’introduzione di materiali meno costosi e più facili da trovare, potrebbe rafforzare la catena del valore, e aprire nuovi scenari e mercati per i produttori di materie prime tradizionali.