Non è solo una questione di reddito procapite, nei Paesi del Nord Europa i consumatori guardano con un fiducia all’auto elettrica e i Governi locali favoriscono questa transizione energetica spinta dal basso, in diversi modi. In Italia, nonostante tutto, la mobilità elettrica fa qualche passo in più in avanti nel 2022, ma rimaniamo tra le nazioni che guardano con maggiore attenzione al passato invece che al futuro. I dati dell’Acea.
Reddito o sentimento?
I Paesi con il reddito procapite più alto sono anche quelli dove le vendite di auto elettriche sono più rilevanti. Lì dove il reddito è più basso lo è anche il dato sulle nuove immatricolazioni di auto a batteria e ibride (comprese quelle a spina).
Ovviamente non è solo un problema di quanto si guadagna in famiglia, perché l’acquisto di un veicolo elettrico è legato a molti altri fattori: la facilità di trovare un punto ricarica, i costi di veicolo e ricarica non troppo elevati, incentivi e agevolazioni previsti dal Governo, sistemi di pagamento accessibili a tutti (quindi standard comuni), ma anche un sentiment positivo verso la mobilità elettrica (che non trovi esecutivi che per ragioni ideologiche remino contro).
Ecco, in Italia manca un po’ di tutto questo (tranne gli interessi di parte), ma qualcosa si sta muovendo, soprattutto nella diffusione della rete di punti ricarica. Certo, siamo lontanissimi dagli obiettivi che si è posta l’Unione europea e che anche il nostro Paese ha recepito, ma c’è ancora chi non vuole perdere il treno del futuro.
L’Italia tra i Paesi che guardano al passato. Svezia, Danimarca e Finlandia le stelle polari dell’emobility europea
In Italia la quota di auto elettriche ricaricabili è all’8,7% del mercato auto nazionale. Facciamo parte di quel gruppo di nazioni che rimane sotto il 10% (cioè con il reddito medio procapite più basso), che sono: Spagna (9,6%), Romania (9%), Ungheria (8,6%), Grecia e Lituania (7,9%). Poi ci sono anche i Paesi che rimangono sotto il 5% come Croazia, Polonia e Bulgaria.
Poi c’è l’Europa del Nord e qui la musica cambia. In cima alla classifica c’è la Svezia, con un 56,1% di quota di elettriche sul mercato auto nazionale (in realtà, il podio più alto spetterebbe alla Norvegia, con una quota dell’80% ormai, se solo facesse parte dell’Unione). Seguono la Danimarca, con il 38,6%, la Finlandia, con il 37,6%), l’Olanda, con il 34,5%, la Germania, con il 31,5%, la Francia, con il 21,5%.
Italia a parte, che potrebbe (e dovrebbe) fare di più re più rapidamente, il dato europeo è confortante in termini di elettrificazione della mobilità. A fine 2022, nonostante la guerra in Ucraina, le incertezze dei mercati internazionali, i problemi di approvvigionamento, i rincari esagerati dei prezzi delle materie prime energetiche e non, le auto ad alimentazione alternativa (che comprendono anche le elettriche) hanno conquistato il 53,1% del mercato dell’Unione con 1,3 milioni di auto immatricolate durante l’anno.
L’elettrificazione “paga”
Nell’ultimo trimestre 2022, le auto a batterie sono aumentate del 31,6% rispetto allo stesso periodo del 2021, le auto ibride elettriche con la spina (Bev) sono incrementate del 29,5% e quelle ibride tradizionali del 22% circa.
Prendendo solo i motori elettrici di ogni tipo si arriva a superare la quota del 44% del mercato auto europeo nel 2022.
Secondo stime Statista, infine, i ricavi del mercato europeo dei veicoli elettrici dovrebbero superare i 177 miliardi di dollari entro la fine del 2023 e i 332 miliardi di dollari entro il 2027. Anno in cui si potrebbero arrivare a vendere più di 5,5 milioni di auto a batteria e ibride.