La discarica di Colleferro, la seconda più grande nel Lazio, sarà oggetto di un grande piano di bonifica, che la porterà a divenire un polo dell’economia circolare e delle rinnovabili.
Il grande progetto di Colleferro
A Colleferro, comune della città metropolitana di Roma Capitale, sono cominciati i lavori per la bonifica della discarica, con l’obiettivo di trasformarla in un avamposto dell’economia circolare. L’ha riportato EconomiaCircolare.com che ha spiegato come ad assumere la direzione dell’opera sarà la società Minerva Ambiente.
Per l’Italia si tratterà di una importante novità. Quella di Colleferro, all’interno del sito di Colle Fagiolara, è stata infatti negli ultimi decenni una delle aree più importanti per lo smaltimento dei rifiuti. Aperto nel 1992, l’impianto è divenuto il secondo più grande del Lazio, dopo quello di Malagrotta, progressivamente deputato a trattare anche gli scarti provenienti da Roma.
Nell’ultimo decennio – e fino agli ultimi conferimenti avvenuti nel Gennaio 2020 – sono stati smaltiti nel sito più di 1,5 mln di tonnellate di rifiuti urbani. Al netto dei vari cambi di gestione, non sono ovviamente mancate le proteste della cittadinanza. Le preoccupazioni sono state legate ai cattivi odori e alla salute. Per questo, la scelta di intervenire strutturalmente sarà per la cittadina una grande opportunità.
Un piano in fasi diverse
L’implementazione del piano prevederà due differenti fasi. La prima, assegnata con una gara dal valore di 3 mln di Euro, dovrebbe concludersi nella prima metà del 2025. Si procederà ad interventi di impermeabilizzazione e completamento della rete di captazione del biogas generato dalla putrefazione dei rifiuti.
Oltre all’apertura di nuovi pozzi – in aggiunta ai sessanta attuali – ci sarà il rifacimento delle linee di adduzione alle stazioni di regolazione. Inoltre, si è definito l’inserimento di una nuova centrale di valorizzazione. Da questo punto di vista, con il nuovo motore si vogliono produrre almeno 625 Kilowatt (kW) di energia, alimentato da circa 200 Nm3/h di biometano (con rendimento al 38%).
Contestualmente, si andrà poi ad operare sulla parte successiva del progetto per ulteriori 15 mln di Euro. Quando la discarica sarà definitivamente chiusa, ci sarà la sua copertura (il cosiddetto capping). Per farlo si userà del terreno compattato. Successivamente, ci sarà la sua impermeabilizzazione. In questo caso, mediante un misto di geosintetici e materiali naturali (argilla, ghiaia).
A garantire il ‘recupero a verde finale’, ci sarà il riporto di un metro di terreno vegetale associato, sulle scarpate, ad un geocomposito antierosione in fibra di juta o cocco. Sulla grande piattaforma dovrebbe sorgere un impianto fotovoltaico, oltre a percorsi dedicati al riciclo e al recupero della materia.
La possibilità di divenire la prima discarica del Lazio di tale portata con queste caratteristiche, sarà per l’intero ‘Sistema Paese’ Italia un esempio virtuoso di transizione ‘verde’.