In tutte le attività del progetto sono stati coinvolti attori pubblici e privati del territorio, in modo particolare scuole e associazioni di consumatori, in un processo di co-progettazione di soluzioni per un consumo circolare e una gestione del territorio improntata a un uso più efficiente delle risorse.
Oltre 360 buone pratiche di economia circolare, laboratori urbani e QR code per aiutare i consumatori a comprendere, attraverso indicatori specifici, la circolarità di alcuni prodotti dei settori della carta, dell’edilizia e del tessile. Sono questi i principali risultati del progetto ReCiProco di ENEA, che nell’arco di due anni ha coinvolto i cittadini di Bologna, Taranto e Anguillara Sabazia (Roma), nell’ambito di una convenzione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sullo sviluppo di strumenti per promuovere il consumo sostenibile e circolare.
“Il coinvolgimento dei consumatori e dei territori è fondamentale in un processo di transizione verso l’economia circolare delle comunità, sia per la raccolta e la diffusione di buone pratiche che per lo sviluppo di un sistema di smart governance locale e di interazione intersettoriale costruttiva sui temi della sostenibilità”, ha sottolineato la referente del progetto Claudia Brunori, responsabile della divisione ENEA di Uso efficiente delle risorse e chiusura dei cicli, in occasione dell’evento finale che si è svolto in contemporanea nei tre territori pilota con la partecipazione di oltre 100 persone tra rappresentanti di istituzioni, imprese e società civile.
In tutte le attività del progetto sono stati coinvolti attori pubblici e privati del territorio, in modo particolare scuole e associazioni di consumatori, in un processo di co-progettazione di soluzioni per un consumo circolare e una gestione del territorio improntata a un uso più efficiente delle risorse. “Con questo tipo di approccio, si affiancano a iniziative di formazione e informazione sui temi della transizione circolare, momenti di scambio costruttivi in cui idee e progetti innovativi sono condivisi a livello di comunità, nel rispetto delle tipicità culturali del territorio. I progetti sviluppati diventano parte del patrimonio della comunità e possono essere implementati con il supporto degli enti locali”, aggiunge Brunori.
Nei tre territori pilota, il confronto tra associazioni, singoli cittadini ed esperti è avvenuto all’interno di ecosistemi denominati “Urban Living Lab”, nell’ambito dei quali sono stati affrontati temi nel campo del turismo, agroalimentare, verde in città e sharing economy, in un’ottica di economia circolare e di consumo sostenibile.