Roma, 25/03/2025 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Data center, in Italia i collegamenti alla rete elettrica sono aumentati di 40 volte rispetto al 2021

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L’espansione dei data center in Italia, trainata dalla crescente domanda di AI e cloud computing, rappresenta un’opportunità unica per il Paese. La Lombardia guida questa crescita con una domanda energetica senza precedenti, ma emergono sfide legate al consumo energetico, alla burocrazia e alla competizione internazionale. L’Italia può diventare un hub strategico per l’Europa meridionale, sfruttando incentivi governativi e la transizione energetica. Tuttavia, i dazi USA potrebbero influenzare il settore, aprendo al contempo spazi per le aziende europee. Per rimanere competitiva, l’Italia dovrà puntare su efficienza energetica, rapidità autorizzativa e attrazione di investimenti.

Data center in espansione nel nostro Paese, trainati dall’AI

Negli ultimi anni, l’innovazione tecnologica ha spinto la domanda di connettività a livelli mai visti prima, con il cloud computing e l’intelligenza artificiale (AI) a fare da traino. Questo ha portato a una vera e propria impennata delle richieste di connessione alla rete per i data center in Italia, con un dato che oggi raggiunge i 40 gigawatt, oltre 40 volte il valore registrato nel 2021, quando la richiesta era ferma a circa 1 GW.

Secondo quanto riportato da Terna, la società responsabile della gestione della rete elettrica nazionale, l’85% delle richieste proviene dalle regioni del Nord Italia. La Lombardia domina questa crescita con una domanda complessiva di 23,16 gigawatt, di cui quasi la metà concentrata a Milano (11,99 GW), seguita da Pavia (2,78 GW) e Lodi (2,29 GW). Dopo la Lombardia, il Piemonte si posiziona al secondo posto con una richiesta di 8,66 GW, mentre la Puglia si attesta sui 4,41 GW.

Servono più infrastrutture di rete

In occasione della presentazione del Piano di Sviluppo 2025 della rete elettrica nazionale, l’amministratore delegato e direttore generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, ha evidenziato come questi numeri riflettano la fiducia degli investitori nella qualità e nella stabilità del servizio offerto dalla società.

Le richieste di connessione di impianti rinnovabili, di sistemi di accumulo e, sempre più negli ultimi mesi, di Data Center, sono in costante aumento. Per far fronte al rischio di saturazione virtuale della rete e per contribuire a mantenere l’attrattività del Paese per gli investitori, anche internazionali – ha spiegato Di Foggia – abbiamo adottato – a seguito dell’approvazione del cosiddetto Decreto-legge Sicurezza Energetica – un nuovo processo di programmazione territoriale delle nostre infrastrutture. Questo processo assicura efficienza nella realizzazione delle opere abilitanti la connessione di nuove risorse, consentendo di ridurre le congestioni amministrative, e di minimizzare i costi per il sistema”.

Tuttavia, almeno nel breve e medio termine, il peso di questi consumi energetici sul fabbisogno nazionale non rappresenta ancora un problema significativo. Il settore immobiliare è il principale motore di questa domanda, rappresentando circa l’84% delle richieste, mentre il 10% proviene da operatori delle telecomunicazioni già attivi nella gestione di data center.

Le sfide per il nostro Paese

Guardando al futuro, si legge in un articolo di Celestina Dominelli, pubblicato dal Sole 24Ore, emergono però diverse sfide che dovranno essere affrontate per consentire la piena realizzazione di questo potenziale. Ad oggi, circa 700 megawatt di richieste sono state già autorizzate e sono in fase di costruzione, mentre altri 7.500 MW sono in attesa di autorizzazione, con un piano tecnico già definito per la loro realizzazione.

Inoltre, è in aumento il numero di richieste per data center di grandi dimensioni, in particolare quelli progettati per supportare l’AI, con consumi stimati tra i 500 e i 600 MW per impianto, una quantità di energia paragonabile a quella di una grande città italiana.

La crescita della domanda di infrastrutture digitali nel nostro Paese è senza precedenti, e se da un lato questo sviluppo può rappresentare un’opportunità economica, dall’altro pone interrogativi su come bilanciare la sostenibilità energetica con le necessità di un mercato in rapida espansione.

Il mercato italiano potrebbe diventare un hub strategico in Europa, sfide ed opportunità

Il mercato italiano è in una fase di espansione e potrebbe diventare un hub strategico per l’Europa meridionale. Tuttavia, guardando al futuro, emergono alcune sfide e opportunità.

Partiamo dalle opportunità rappresentate da questo trend positivo dei data center in Italia:

  • crescita della domanda di cloud e AI: l’espansione delle applicazioni AI richiede data center più potenti e veloci;
  • sostegno governativo: incentivi per le infrastrutture digitali, inclusi nel PNRR;
  • posizione geografica strategica: l’Italia potrebbe attrarre investimenti come hub per il Mediterraneo;
  • transizione energetica: la possibilità di sviluppare data center alimentati da energie rinnovabili ridurrebbe l’impatto ambientale e migliorerebbe la competitività.

Non mancano certo le sfide, qui ne citiamo solo alcune:

  • consumo energetico: data center di grandi dimensioni possono consumare quanto intere città, creando problemi di sostenibilità e bilanciamento della rete elettrica;
  • tempi di autorizzazione: la burocrazia italiana potrebbe rallentare l’espansione del settore;
  • competizione internazionale: paesi come la Francia e la Germania offrono incentivi più vantaggiosi per attirare investimenti.

I dazi di Trump come impatteranno il panorama dei data center in Italia?

Non vanno poi dimenticati i dazi imposti dall’amministrazione Trump sugli scambi commerciali tra Europa e USA, che potrebbero impattare il mercato italiano dei data center in maniera molto negativa.

Questo perché eventuali dazi su componenti hardware potrebbero far aumentare i prezzi dei server, delle unità di storage e delle reti per i data center, oppure grandi aziende come Microsoft, Google e Amazon potrebbero riconsiderare alcuni piani di espansione in Italia a causa dell’incertezza economica.

Su quest’ultimo punto, però, si potrebbe fare un’ulteriore considerazione, stavolta positiva, perché se gli hyperscaler americani fanno un passo indietro per le aziende europee si potrebbero aprire nuove opportunità. Potrebbero infatti essere spinte a potenziare le infrastrutture IT in Europa per ridurre la dipendenza dagli USA, mentre i governi europei potrebbero incentivare la creazione di data center locali per evitare dipendenze da infrastrutture americane, potenziando l’autonomia digitale di cui tanto si parla, che poi è fatta da imprese nazionali (un modo, oltretutto, per tutelare ancora meglio i dati dei clienti).

Per rimanere competitivo, il settore italiano dovrà puntare su efficienza energetica, velocità autorizzativa e attrazione di investimenti internazionali, facendo leva sulle capacità e le potenzialità nazionali e sulla sua posizione strategica nel Mediterraneo.

Giornalista

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