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Amazon investe nel nucleare, firmati tre accordi per alimentare i data center

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Le Big Tech continuano a stringere accordi per assicurarsi nuove forniture di energia elettrica per i propri data center, in particolare energia nucleare. Amazon ha stretto accordi per costruire diversi nuovi reattori modulari di piccole dimensioni e lo stesso hanno fatto Google e Microsoft. Le banche non faranno mancare i loro investimenti in questo settore in futuro.

Amazon Web Service si affida al nucleare

Vediamo la necessità crescente di gigawatt di potenza nei prossimi anni e non ci saranno abbastanza progetti eolici e solari per soddisfare il fabbisogno generale, quindi il nucleare è una grande opportunità. Inoltre, la tecnologia sta davvero avanzando con gli SMR, grazie a cui avremo una soluzione sicura e facile da produrre, in dimensioni molto più contenute”.

È quanto affermato da Matthew Garman, CEO di Amazon Web Service (AWS), nell’annunciare la firma di nuovi accordi per la realizzazione di reattori nucleari di piccole dimensioni, in inglese Smart Modular Reactor (SMR), un tipo avanzato di reattori, con un ingombro fisico più piccolo, che consente loro di essere costruiti più vicino alla rete e in minor tempo rispetto ai precedenti modelli.

Gli SMR

Uno di questi accordi è con Energy Northwest, un consorzio di servizi pubblici statali, che consentirà lo sviluppo di quattro SMR avanzati.

I reattori saranno costruiti, posseduti e gestiti da Energy Northwest e si prevede che genereranno circa 320 megawatt (MW) di capacità, nella prima fase del progetto, con l’opzione di aumentare a 960 MW totali, sufficienti per alimentare l’equivalente di oltre 770.000 case negli Stati Uniti.

Questi progetti contribuiranno a soddisfare le esigenze energetiche previste del Pacifico nord-occidentale a partire dall’inizio degli anni ’30.

AWS sta inoltre investendo in X-energy, uno sviluppatore di reattori SMR e combustibile di nuova generazione, che realizzerà un apposito reattore che troverà posto nel progetto Energy Northwest.

In Virginia, Amazon ha firmato un accordo con la società di servizi Dominion Energy per esplorare lo sviluppo di un progetto SMR vicino alla centrale nucleare di North Anna di Dominion. Ciò porterà almeno 300 megawatt in più per la Virginia, dove Dominion prevede che la domanda di energia aumenterà dell’85% nei prossimi 15 anni.

Big Tech e nucleare

La stessa cosa ha fatto anche Google, che ha appena annunciato l’accordo con la startup Kairos Power sempre per l’acquisto di energia proveniente da piccoli reattori modulari.

Anche la famigerata centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania tornerà a vivere e grazie alla riattivazione del reattore disposto nell’unità uno potrà fornire energia elettrica ai data center di Microsoft.

La domanda mondiale di energia elettrica è in forte crescita e le stime per i prossimi decenni indicano un ulteriore incremento dei consumi. È ovvio che non intervenendo lato domanda, bisognerà necessariamente lavorare al massimo per portare ai massimi livelli la generazione di energia da ogni fonte possibile.

Il nucleare è tornato in cima agli interessi aziendali e dei mercati finanziari con l’esplosione dell’intelligenza artificiale, che è andata ad aggravare la domanda mondiale di energia.

Una fonte energetica che oggi si inserisce nella categoria di quelle pulite e addirittura rinnovabili, quando non è così, perché per questo tipo di energia è fondamentale l’uranio (che non è infinito) e allo stesso tempo siamo obbligati a tenerci le terribili scorie nucleari, radioattive, pericolose per l’ambiente e la salute umana. Un problema che ancora oggi non vede una soluzione definitiva e accettabile, né per quelle passate, né per quelle future.

Banche pronte ad investire in nuove centrali

Il nucleare, inoltre è un grande business, anche per le banche. A settembre, 14 banche internazionali hanno firmato un accordo proprio per aumentare gli investimenti nel nucleare.

Tra i firmatari figurano Abu Dhabi Commercial Bank, Ares Management, Bank of America, Barclays, BNP Paribas, Brookfield, Citi, Credit Agricole CIB, Goldman Sachs, Guggenheim Securities, Morgan Stanley, Rothschild & Co., Segra Capital Management e Societe Generale.

L’impegno delle banche arriva un anno dopo che 22 paesi e 120 aziende hanno firmato una dichiarazione congiunta alla conferenza COP28 di Dubai per triplicare la capacità nucleare globale entro il 2050.

La capacità nucleare degli Stati Uniti ammonta attualmente a poco più di 95 GWe, generata da 94 reattori, la più grande tra tutti i paesi del mondo.

Giornalista

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