Tra i principali rischi segnalati la privacy dei dati e le sfide regolatorie, dice lo studio Ikn Italy e Casaleggio Associati. Secondo i manager, l’adozione di Agenti di intelligenza artificiale sarà uno dei trend più significativi del 2025.
L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità strategica per migliorare le performance aziendali in numerosi settori, ma introduce anche nuovi rischi informatici. Come si stanno muovendo le imprese italiane? È uno dei temi principali esplorati nel rapporto “Total cost of ownership dell’AI”, realizzato da Ikn Italy in collaborazione con Casaleggio associati e il supporto di Nomios, e presentato recentemente alla quinta edizione di GoBeyond.
Il 76% delle 120 aziende intervistate riconosce di dover migliorare ancora le misure di cybersicurezza legate all’AI. Tra i principali rischi segnalati ci sono la data privacy, la mancanza di controllo o di comprensione degli output dell’AI, le sfide normative e di conformità e i servizi consumer. Si tratta di sfide crescenti che, secondo studio,possono essere affrontate attraversostrategie equilibrate tra innovazione e gestione dei rischi, per far sì che l’intelligenza artificiale diventi realmente un’alleata della cybersicurezza.
Per mitigare i potenziali rischi e garantire un’implementazione sostenibile dell’AI nelle imprese è fondamentale effettuare, inoltre, un’analisi approfondita dei costi. Gli aspetti chiave da considerare includono la pianificazione finanziaria, i requisiti delle risorse necessarie per il progetto e la valutazione della sostenibilità a lungo termine, cioè eventuali spese derivanti dall’evoluzione tecnologica che potrebbero aumentare nel lungo periodo.
Monitoraggio dei benefici
Un aspetto critico da considerare è la misurazione dei ritorni finanziati dei progetti di AI. Attualmente, il 60% delle aziende non lo fa in modo adeguato, nonostante esistano diversi parametri come risparmio di tempo e costi o incremento del reddito. Nello specifico, il 32% delle imprese non tiene traccia dei ritorni finanziari, il 28% effettua monitoraggi esclusivamente a livello operativo, il 16% valuta solo le variazioni economiche e il 24% considera i benefici sia operativi sia finanziari.
Per massimizzare i profitti derivanti dall’impiego dell’intelligenza artificiale, le aziende devono sviluppare un accurato piano dei progetti AI. Ciò significa ottimizzare le infrastrutture tecnologiche, investire in un’adeguata formazione dei dipendenti, sviluppare un’efficace piano di gestione dei rischi e provvedere a un continuo monitoraggio dell’intero progetto AI, garantendo così un’adozione sostenibile della tecnologia, orientata alla crescita delle imprese.
L’impatto sulla forza lavoro
Un capitolo dello studio è dedicato alle conseguenze occupazionali di un’utilizzo crescente dell’AI in azienda. Secondo le ricerche segnalate nel rapporto, il 68% dei manager a livello globale non prevede cambiamenti nella forza lavoro, mentre il 17% ritiene che l’AI porterà alla riorganizzazione delle mansioni, ma non alla riduzione dell’occupazione.
L’intelligenza artificiale, osserva lo studio, potrebbe contribuire significativamente anche al progresso del settore delle scienze della vita, supportando ad esempio la scoperta di nuovi farmaci, la diagnostica per immagini, le biotecnologie e la gestione dell’assistenza sanitaria.
L’adozione dell’AI offre numerosi vantaggi anche rispetto all’evoluzione di modelli di business. Le aziende sfruttano l’intelligenza artificiale sia per migliorare i software in utilizzo, sia per sviluppare nuovi progetti. Per tali motivi il 17% delle aziende italiane prevede di investire oltre 25 milioni di dollari nel 2025. Inoltre, l’introduzione di Agenti AI, in grado di processare dati dal contesto, pianificare obiettivi e agire secondo sistemi interni ed esterni, potrebbe accelerare l’adozione di queste tecnologie e contribuire a una trasformazione significativa delle aziende. Secondo i manager, sarà uno dei trend più potenti del 2025.