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Come ti “aggiusto” il clima: la nuova centrale solare nello spazio e non solo

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La Cina ha fornito i dettagli del suo piano per portare energia solare sulla Terra. Ma nel mondo fioccano anche altri progetti visionari, dalla geoingegneria in Sinai alle isole artificiali per l’eolico offshore.

Si estenderà per oltre un chilometro (0,6 miglia), raccogliendo l’energia dal sole nell’orbita terrestre per poi convertirla in microonde e trasmetterla a una stazione di raccolta: la Cina ha svelato a gennaio i piani per la costruzione di una gigantesca stazione spaziale a pannelli fotovoltaici. Per lanciarla in orbita sarà necessario un razzo riutilizzabile per carichi pesanti, denominato Long March-9. Lo scienziato capo Long Lehao, membro dell’Accademia cinese di Ingegneria, l’ha definita “un altro progetto della diga delle Tre Gole, ma sopra la Terra”. La diga delle Tre Gole, lunga 2.335 metri e situata sul fiume Yangtze nella Cina centrale, è la più grande produttrice di energia idroelettrica al mondo.

Il mega parco solare sarebbe posizionato a 35.786 chilometri di quota (22.236 miglia) sopra la Terra, il che significa che avrebbe un tempo orbitale equivalente alla velocità con cui il nostro pianeta ruota su se stesso, restando sempre nello stesso punto sopra la superficie terrestre. “Stiamo lavorando a questo progetto adesso”, ha detto Long. “È un progetto incredibile, da attendere con ansia”, aggiungendo che potrebbe raccogliere più energia in un anno “di tutto il petrolio sulla Terra”. Inoltre, i pannelli nello spazio potrebbero raccogliere la luce solare a un ritmo costante, eliminando il problema dell’intermittenza che affligge l’energia solare oggi.

L’iniziativa è stata resa nota nel 2019, con l’annuncio dell’inizio dei lavori nell’area ad alta tecnologia di Bishan, a Chongqing. Non è ancora chiaro quando finirà la costruzione, ma i media statali hanno diffuso nuovi dettagli sul suo avanzamento. Per esempio il razzo Long March-9, attualmente in fase di sviluppo, avrà una capacità di carico utile in orbita superiore alle 150 tonnellate, equivalente alla futura Starship di Space X. Il parco solare raccoglierebbe energia in modo costante, con un’efficienza dieci volte superiore a quella dei pannelli fotovoltaici sulla Terra.

La Cina non è l’unica nazione che sta esplorando la tecnologia per i satelliti solari. Anche l’Agenzia spaziale europea, l’agenzia spaziale giapponese Jaxa e le aziende statunitensi Lockheed Martin e Northrop Grumman stanno studiando questa innovazione. Le centrali solari nello spazio, tra l’altro, sono uno dei cinque megaprogetti infrastrutturali che la rivista scientifica New Scientist considera strategici per combattere i cambiamenti climatici.

Fare il pieno di energia rinnovabile

Un’altra soluzione chiave è lo sviluppo di “isole energetiche” al largo delle coste. Questi hub potrebbero integrare e convogliare in rete l’energia eolica offshore verso diversi Paesi, aumentando l’efficienza di una fonte notoriamente intermittente. La danese Vindø, che ospiterà dieci Gigawatt di energia (l’equivalente di circa 25 parchi eolici offshore tradizionali), è una delle quattro isole di questo tipo destinate al Mare del Nord. Paesi Bassi, Germania e Belgio hanno tutti in programma di costruire strutture simili.

Stabilizzare il ghiacciaio Thwaites

Gli scienziati lo chiamano “il Ghiacciaio del Giorno del giudizio”: è il Thwaites, in Antartide, definito così per il suo potenziale di inondare vaste aree del pianeta in caso di collasso. Questo gigante della calotta antartica si sta già ritirando a un ritmo accelerato. Ma un team dell’Università della Lapponia ritiene che potrebbe esserci un modo per mitigare il fenomeno: una cortina sottomarina galleggiante lunga 80 chilometri, ancorata al fondale marino vicino al ghiacciaio. L’obiettivo è ridurre il flusso di acqua più calda che raggiunge il ghiaccio. I primi test di un prototipo in scala ridotta sono appena iniziati, ma i costi di realizzazione rappresentano una sfida significativa.

Rinverdire il Sinai

Il Sinai, ponte tra l’Egitto e l’Asia, è un territorio quasi interamente desertico, ma potrebbe tornare verde (come era prima dell’intervento umano, dell’abbattimento di alberi e del pascolo intensivo di animali) grazie a un progetto innovativo. L’azienda olandese The Weather Makers vuole trasformare circa 35mila chilometri quadrati del Sinai in terra fertile. Il piano prevede di partire dal lago Bardawil, una laguna salata nel Sinai settentrionale, per poi espandersi verso l’entroterra. L’idea è che con l’aumento della vegetazione l’evaporazione cresca, portando alla formazione di più nuvole e precipitazioni. The Weather Makers ritiene che questo intervento potrebbe persino cambiare i modelli meteorologici della regione, ma alcuni esperti mettono in guardia dai possibili effetti collaterali di questo tipo di geoingegneria.

Aspirare anidride carbonica dall’aria

Infine, New Scientist riporta i progressi nella progettazione di mega impianti per la cattura diretta della CO2. Il più grande di questi è “Orca”, gestito dalla società svizzera Climeworks in Islanda, che può assorbire 4mila tonnellate all’anno. Una struttura molto più grande è in fase di sviluppo in Texas. L’obiettivo di queste installazioni è aspirare la CO2 dall’atmosfera e rilasciare un flusso di gas concentrato che può essere seppellito nel terreno o trasformato in carburante sintetico per jet. Anche in questo settore, però, saranno necessari maggiori investimenti in tecnologie avanzate.

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