Il ministro dell’Ambiente guarda avanti e accelera sulle rinnovabili, annunciando la proposta di installare almeno 10GW di nuova capacità annua per raggiungere gli obiettivi di fine decennio. In aggiunta ha parlato di un price cap per l’energia elettrica generata da rinnovabili. Ma è davvero necessario?
Accelerare sulle rinnovabili, passando da 1,5 a 10 GW annui
Tornato dalla COP27, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervistato oggi durante un convegno a Milano, ha annunciato una serie di proposte per potenziare le fonti energetiche rinnovabili nel nostro Paese.
La prima è relativa all’obiettivo nazionale di sviluppo del settore elettrico entro il 2030. “Nel 2021 ci siamo fermati a 1,5 GW di rinnovabili, quest’anno dovremmo arrivare a 8 o 9, ma dal 2023 dobbiamo superare i 10 GW annui in modo deciso“, ha dichiarato Pichetto Fratin.
Il Piano 2030 del settore elettrico italiano è considerato strategico a livello nazionale, perché ci consentirà di portare le rinnovabili dall’attuale 38% all’85% circa entro la fine del decennio.
Il Piano nazionale
In questo modo, secondo Elettricità Futura, potremo risparmiare circa 30 miliardi di euro all’anno di importazioni di gas naturale, tagliando le emissioni di CO2 del 75%, aumentando il livello di autonomia energetica e sicurezza degli approvvigionamenti e favorendo così la creazione di nuovi posti di lavoro, circa 500.000.
“Nei prossimi anni dobbiamo fare aumentare le rinnovabili e diminuire progressivamente il gas che poi è la forma fossile meno inquinante“, ha aggiunto il ministro, che fin dal suo insediamento ha fatto riferimento ai giacimenti di gas in Italia come un patrimonio a cui attingere al più presto.
Una posizione discutibile, perché rimanere ancorati al gas e i combustibili fossili significa continuare a dipendere fortemente dai fornitori esteri, spesso Paesi inaffidabili politicamente, mentre i nostri giacimenti (sia già attivi, sia da attivare) non rappresentano una soluzione al problema, neanche lontanamente (visto che si parla di oltre 100 miliardi di metri cubi potenziali, contro un consumo nazionale annuo di 75 miliardi), mentre possono arrecare gravi danni all’ambiente e minacciare la sicurezza dei territori.
La proposta di price cap alle rinnovabili e il pericolo di spaventare gli investitori …
“Presenterò al Cdm una forma di proposta di price cap nazionale che riguarda il sistema delle rinnovabili pari a 180 euro al megawatt”, ha poi affermato il ministro, spiegando che questa misura consente di “mettere un tetto al prezzo dell’energia da fonti rinnovabili, che naturalmente non hanno un onere eccessivo di costo per la produzione”.
Un tetto “in questo caso molto alto, 180 euro al megawatt è la proposta elaborata dal Mase, che scatta e determina un prelievo rispetto all’impresa qualora si superi l’importo di 180 euro al megawatt/ora”, ha aggiunto Pichetto Fratin.
Una proposta che si allinea a quella europea per catturare gli extraprofitti dei produttori di energia rinnovabili (produttori di energia elettrica che hanno costi marginali inferiori, le cosiddette “tecnologie inframarginali”), che secondo Bruxelles hanno beneficiato e molto dei bassi costi di generazione durante gli ultimi trimestri di massima crescita dei prezzi dell’elettricità.
Secondo Rystad Energy, però, il 60% della capacità totale di energia da fonti rinnovabili installata nell’Unione europea deriva i ricavi da contratti concordati prima dell’autunno 2021, quando è iniziata la crisi energetica che ha travolto i Paesi europei.
I profitti eccezionali riguardano solo il 40% della produzione di rinnovabili. Inoltre, applicare questa strategia su tutto il mercato e non su target precisi non farà altro che rendere il settore più incerto, soprattutto in un momento in cui serve certezza e trasparenza delle regole per favorire invece la crescita degli impianti a rinnovabili in tutti i Paesi Ue.
Si vogliono spaventare gli investitori?