Consiglio straordinario Energia a Lussemburgo: il nuovo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin fa il suo debutto dichiarandosi a favore del ritorno del nucleare e del gas made in Italy per tutelare famiglie e imprese .
La prima europea del ministro Pichetto
Nel mentre la neo Premier Giorgia Meloni era impegnata in Parlamento nel discorso programmatico del Governo, il nuovo ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, faceva il suo debutto ufficiale al Consiglio europeo dei ministri dell’Energia.
Accompagnato dal consulente per l’Energia del governo, l’ex ministro Roberto Cingolani, Pichetto ha dichiarato alla stampa che “la Commissione europea si è impegnata a considerare tutte le proposte sul gas, con parità di condizioni, naturalmente anche la valutazione sul corridoio dinamico, e in tempi brevi, perché c’è stata richiesta da parte del nostro Paese e della maggioranza degli altri Paesi di urgenza di intervento”, è riportato in una nota dell’Ansa.
Già sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico del Governo Draghi, di cui ha assunto il titolo di vice ministro dall’aprile dello stesso anno, sul tetto al prezzo del gas, Pichetto si è detto ottimista sul fatto che “la Commissione si impegnerà a dare una risposta formale e in tempi brevi”, con “un’elaborazione delle varie istanze”.
Price cap, tutto rimandato
Secondo l’agenzia, il ministro ha inoltre annunciato che “un nuovo Consiglio Energia straordinario si terrà il prossimo 24 novembre per prendere decisioni sulle misure contro il caro prezzi”.
“La nostra priorità resta l’emergenza prezzi per tutelare famiglie e imprese”, ha spiegato Pichetto al termine del Consiglio Energia straordinario a Lussemburgo, “abbiamo ribadito l’urgenza delle misure incluse nel pacchetto energia, e con noi la maggior parte degli altri Paesi”.
La proposta della Commissione europea con i dettagli tecnici sul price cap sarà avanzata solo dopo che i ministri avranno approvato l’intero pacchetto legislativo. Che al suo interno contiene anche la creazione, all’inizio del 2023, di un benchmark complementare al Ttf di Amsterdam; una piattaforma per gli acquisti congiunti; maggiori sforzi per il taglio dei consumi; e accordi di solidarietà. E, accanto, l’idea di un fondo comune per mitigare l’effetto dei rincari su famiglie e imprese, magari sul modello del Sure, oppure rinforzando le risorse del RePowerEu.
Idrogeno centrale per la decarbonizzazione
“Riteniamo che la fase di avvio del nuovo mercato dell’idrogeno sia un’operazione complessa di grande rilevanza per poter assicurare il successo degli sforzi di decarbonizzazione nell’ambito dell’Unione europea e degli Stati membri”, ha evidenziato il ministro.
“L’applicazione sin da subito del modello di separazione proprietaria nel mercato dell’idrogeno potrebbero ostacolare lo sviluppo, proponiamo pertanto un approccio graduale, soggetto alla verifica da parte dell’autorità di regolazione dell’esistenza delle condizioni di mercato”, ha aggiunto Pichetto secondo quanto riportato in una nota dell’Ansa.
Del passaggio a Lussemburgo però non c’è traccia sul sito del ministero. Il nuovo Governo è nato il 21 ottobre, sono passati cinque giorni è il sito del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica porta ancora la vecchia denominazione (ministero della Transizione ecologica). Non c’è neanche la pagina dedicata al ministro Pichetto. Siamo nell’era digitale, una pagina web si aggiorna con uno schiocco delle dita. Soprattutto, in piena emergenza energetica, è fondamentale una comunicazione puntuale e tempestiva.
Il ritorno del nucleare e del gas ‘made in Italy’. Ma è una strada percorribile quella annunciata da Pichetto?
Il neo ministro già nelle sue prime dichiarazioni aveva inoltre affermato di essere “favorevole alla sperimentazione sul nucleare di nuova generazione per far fronte alla crisi energetica“, confermando che “si proseguirà nella ricerca ed estrazione di gas dai fondali marini”. Sul fronte europeo si proseguirà, invece, sulla strada tracciata dall’esecutivo Draghi.
Si torna quindi a parlare con una certa assiduità di nucleare. Ma vale davvero la pena? Non ci costerebbe troppo? Tralasciando le preoccupazioni per la nostra salute e quella ambientale, quanto è sicuro il nucleare? Quanto tempo cui vorrà a costruire i nuovi impianti? Tra quanto potremo davvero contare su questa tecnologia per avere energia elettrica?
Secondo il World Energy Outlook 2021, il costo del chilowattora (kWh) da nucleare in Europa nel 2020 raggiungeva i 15 centesimi di dollaro, tre volte quello del kWh prodotto da eolico e fotovoltaico.
Parlando di quarta generazione, per i nuovi impianti, se partissimo subito ad inizio 2023, ci vorrebbero non meno di cinque anni per la loro costruzione (qualcuno, più ragionevolmente, parla di 8-10 anni complessivi). Ma il problema energetico è da affrontare ora.
Il problema ‘eterno’ delle scorie
Oggi nel mondo sono attive 440 centrali nucleari di seconda generazione (come Fukushima), solo due di quarta generazione sono attive in Cina e Germania. Tutte queste centrali coprono il 10% del fabbisogno di energia elettrica globale (il 25% in Europa).
L’Italia sta collaborando insieme ad altri partner europei alla costruzione del reattore dimostrativo “ALFRED”, in Romania, che dovrebbe essere operativo entro il 2028.
Certo, impianti del genere non produrranno emissioni di gas climalteranti, ma di sicuro scorie radioattive, che andranno stoccate in siti di massima sicurezza nazionale.
Scorie che prima di decadere necessitano tempi lunghissimi di stoccaggio, migliaia di anni per intenderci (il plutonio, ad esempio, per dimezzare la sua carica radioattiva ha bisogno di 24 mila anni, per azzerarla del tutto, invece, 3,5 milioni di anni circa).
Inutile dire che parliamo di scarti di produzione altamente pericolosi per la salute umana e dell’ambiente. Insieme alle scorie che si vogliono stoccare/sotterrare in profondità, in appositi depositi super blindati, vogliamo forse seppellire anche le nostre responsabilità verso le generazioni future?