Roma, 12/03/2025 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

GNL, l’arma segreta degli USA per dominare il mondo dell’energia

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In ocasione del CERAWeek 2025, una delle conferenze più influenti a livello internazionale per il settore del gas e del petrolio, Bloomberg dedica un approfondimento al nuovo scenario dell’export di gas naturale liquefatto (GNL), evidenziando il ruolo preponderante degli Stati Uniti nel mercato globale.

Nuovi scenari nell’export di GNL

Mentre a CERAWeek2025, conferenza sull’energia tra le più influenti a livello internazionale che coinvolge importanti players dell’industria del gas e del petrolio, si discute dei cambiamenti geopolitici in corso e dell’impatto che avranno in campo energetico, Bloomberg dedica uno speciale al nuovo scenario delineatosi nell’export del GNL, evidenziando il ruolo preponderante degli Stati Uniti nel mercato globale. 

È incredibile pensare che il presidente degli Stati Uniti non debba preoccuparsi di importare energia mentre negozia la pace in Medio Oriente o in Europa

ha dichiarato a Bloomberg Amy Myers Jaffe, docente alla New York University esperta di energia e finanza climatica.

Il dominio energetico degli USA

Può sembrare paradossale, ma è la realtà. Per quanto Trump possa adottare scelte diplomatiche controverse, rischiando di allontanare gli alleati, la domanda globale di gas naturale resta elevata, consolidando la supremazia degli Stati Uniti nell’export di GNL. Anzi, le due dinamiche sono strettamente connesse: l’imposizione di dazi, le pressioni politiche, le strategie per ridisegnare il Medio Oriente e la riorganizzazione delle alleanze sarebbero state impensabili senza una risorsa ormai cruciale per gli USA: il gas naturale liquefatto. Grazie alle vaste riserve di GNL e al suo ruolo chiave in una transizione energetica che procede a rilento, gli Stati Uniti esercitano oggi un’influenza geopolitica senza precedenti, dettando le regole del gioco a livello internazionale.

Fino a circa 7 anni fa, gli USA non figuravano tra gli “esportatori mondiali di GNL”. Poi, nel giro di pochissimo tempo, si sono trasformati da fornitori irrilevanti, nel più grande venditore di gas naturale liquefatto. Secondo le stime di BloombergNEF, entro fine del primo semestre del 2025, la capacità produttiva degli States aumenterà del 60%, crescita incentivata dalla politica di Donald Trump. In pratica, per la fine del decennio, quasi una metaniera su tre di quelle adibite al trasporto oltreconfine del GNL partirà dagli Stati Uniti, segnando la nascita di un nuovo impero energetico. 

La produzione di gas USA negli anni

All’inizio degli anni 2000, l’idea che il gas naturale potesse sorpassare il petrolio come leva per le trattative diplomatiche statunitensi sarebbe sembrata assurda. Le riserve di gas USA generavano meno del 15% dell’elettricità del paese, che preferiva affidarsi all’energia nucleare e al carbone. A testimoniarlo anche l’appello lanciato dall’allora presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, volto ad aumentare le importazioni per far fronte alla carenza. Tuttavia la perforazione orizzontale e il fracking hanno cambiato radicalmente la situazione, sbloccando riserve di petrolio e gas precedentemente inaccessibili dal North Dakota al New Mexico. La produzione statunitense di gas naturale è più che raddoppiata, superando i 2 milioni di metri cubi al giorno e arrivando ad alimentare, oggi, il 41% dell’elettricità del paese.

Perchè il GNL statunitense domina il mercato?

Ma perchè va tanto di moda il GNL statunitense? Il motivo principale risiede nei costi, estremamente concorrenziali. I prezzi del gas statunitense, circa 3,55 dollari per milione di unità termiche britanniche, sono inferiori di circa il 70% alla media europea, conferendo un vantaggio competitivo all’economia americana. Inoltre l’export del gas naturale, per gli USA rappresenta un’ottima soluzione per aggirare il problema della sovrapproduzione (e dunque della riduzione dei profitti di vendita), perché i clienti internazionali sono disposti a pagare di più. L’Europa necessita di una sostituzione stabile del gas russo, l’Asia ha bisogno di energia per le sue economie in espansione e il mondo sviluppato richiede più energia per alimentare i data center che supportano l’intelligenza artificiale. Questi fattori rendono il GNL americano una soluzione sempre più strategica a livello globale.

Aumentare la produzione di petrolio

Trump parla spesso dei suoi piani per aumentare la produzione americana di “oro liquido”(petrolio), accusando l’ex presidente Joe Biden di averne limitato l’estrazione per motivi ambientali. C’è da dire che mentre l’industria dello shale oil attende di sfruttare nuovi siti di perforazione, la produzione petrolifera statunitense crescerà solo del 2,9% quest’anno. Secondo S&P Global, il bacino del Permiano, il più grande giacimento petrolifero del paese, potrebbe raggiungere il picco produttivo già nel 2028, prima di stabilizzarsi. Allo stesso modo, la promessa del Segretario al Tesoro Scott Bessent di aumentare la produzione di petrolio di 3 milioni di barili al giorno, come parte del piano “3-3-3” per rilanciare l’economia (riduzione del deficit fiscale al 3% del PIL e una crescita sostenuta del 3%) potrebbe concretizzarsi solo se misurata in barili equivalenti di petrolio, includendo anche il gas naturale.

Il petrolio probabilmente non crescerà in modo significativo nel breve termine”, ha dichiarato il Segretario all’Energia Chris Wright. La produzione di gas statunitense, invece, è destinata a crescere drammaticamente nei prossimi due o tre anni.

O, come ha detto il vicepresidente JD Vance durante la campagna elettorale in Pennsylvania:

Siamo seduti sopra l’Arabia Saudita del gas naturale. Dobbiamo solo liberarlo.” 

Le imprese leader nel settore del gas

Un numero crescente di aziende americane, tra cui Cheniere Energy Inc. e Venture Global Inc., ha investito miliardi nella costruzione di impianti di liquefazione per servire il mercato estero. Questi complessi impianti raffreddano il gas naturale a -160°C, trasformandolo in stato liquido per poi trasportarlo via mare e rigassificarlo a destinazione. Negli Stati Uniti sono già operativi otto impianti di questo tipo, mentre altri tre sono in costruzione. Rientra nei piani anche il progetto di GNL in Alaska, bloccato da anni e rilanciato da Trump.

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