Nonostante le prospettive di una riduzione dei sussidi governativi alle rinnovabili, la Cina ha annunciato un piano per nuovi investimenti in materia, in linea con gli obiettivi di neutralità climatica. Alla luce della situazione internazionale, sarà decisivo stabilire una linea chiara nei prossimi mesi. Non ultimo, per la possibile sinergia con gli investitori esteri.
Un futuro sempre più rinnovabile
La Cina rilancerà gli investimenti sulle rinnovabili, in virtù di un nuovo piano strutturale contenente numerosi progetti in materia. Lo ha descritto la Reuters, aggiungendo che l’impegno sarà soprattutto nello sviluppo di nuovi parchi eolici offshore, oltreché nella costruzione di “nuove basi energetiche” nelle sue vaste aree desertiche.
La politica energetica cinese si è costruita all’interno di precise direttrici, come ha descritto il Washington Post. Secondo il quotidiano, in effetti, la Cina negli ultimi quindici anni ha superato ogni altro Paese, per capacità eolica e solare installata. Il tutto, grazie ad “una corsa all’oro dell’imprenditoria e dal sostegno incrollabile del governo, anche attraverso centinaia di miliardi di dollari di sussidi“.
Il caso di studio cinese è molto particolare. Il Paese asiatico resta il principale ‘inquinatore globale’, tanto che nel 2021 aveva prodotto 15,9 mld di tonnellate di anidride carbonica (CO₂). Al contempo, però, si sono affermati anche la mole degli investimenti ‘verdi’ e la volontà politica sulla transizione energetica. Per questo, si è arrivati a parlare di ‘paradosso cinese’.
Il ruolo delle emissioni
Proprio il tema del sostegno del Governo è stato ultimamente oggetto di dibattito tra gli esperti e gli analisti. Dopo un 2024 da record per le nuove capacità messe a sistema, si era paventata la possibilità di una riduzione degli impegni della finanza pubblica. Questo, anche per dare nuovo vigore ai soggetti privati sul mercato.
In cifre, nel 2022, la Cina ha attratto il 38% degli 1,8 trilioni di dollari globalmente investiti in energie pulite. Inoltre, sul mercato globale delle tecnologie ‘verdi’, c’è stata la fabbricazione dell’80% dei pannelli solari, il 68% delle batterie agli ioni di litio e il 50% dei veicoli elettrici.
Con l’ultimo piano strutturale, una volta raggiunto il picco di emissioni – non oltre il 2030 – l’implementazione delle nuove fonti installate dovrebbe legittimare questo cambio di rotta. L’obiettivo di Pechino è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2060. Tuttavia, è evidente che le sfide potrebbero superare perfino le quote e le tempistiche stabilite a tavolino.
In un’ottica di ottimizzazione, la Cina potrebbe faticare anche a raggiungere l’obiettivo specifico di ridurre la quantità di energia consumata per unità di crescita del 13,5%, entro la fine di quest’anno. E comunque, nonostante abbia superato le aspettative con una riduzione del 3,8% lo scorso anno.