Pur al cospetto delle difficoltà delle esportazioni e delle soglie imposte dall’OPEC, l’inizio del 2025 è stato da record per il comparto del petrolio in Kazakistan. Basti pensare che le produzioni di greggio e di gas condensato, a febbraio, sono aumentate del 13% rispetto a gennaio. Si è così raggiunto il livello massimale di 2,12 mln di barili al giorno (bpd).
Produzioni e difficoltà
Il mese di febbraio ha rappresentato un notevole picco nelle produzioni di petrolio e di gas condensato del Kazakistan, al centro delle principali catene del valore energetico dell’Asia. Lo ha riportato la Reuters, aggiungendo come questo fattore si sia affermato al netto di alcune condizioni strutturali particolari.
In termini numerici, le produzioni di greggio e di gas condensato, a febbraio, sono aumentate del 13% rispetto al mese precedente. Si è così raggiunto il livello massimale di 2,12 mln di barili al giorno (bpd).
Più che le possibili difficoltà nelle esportazioni, in effetti, il Governo di Astana deve sottostare alle quote dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), di cui fa parte. Per sostenere i Paesi che vendono il greggio, infatti, ‘minori’ estrazioni portano il barile ad un costo superiore. E da qui, riserve più grandi di dollari – oltre alle royalties – in economie spesso integralmente strutturate su questi settori.
Oltre gli oneri formali
Il ‘confronto’ geo-economico ha assunto una particolare salienza geopolitica nella misura in cui il Kazakistan ha persistentemente superato la sua quota produttiva. La quale, è fissata intorno ai 1,468 mln di bpd nell’ambito dell’accordo di riduzione della produzione.
Nonostante le rassicurazioni sui ‘tagli’, sono in realtà aumentate le produzioni di petrolio nel giacimento onshore di Tengiz, vicino alla costa nord-est del Mar Caspio. Il sito, gestito dalla Chevron, è il più grande del Paese.
Opportunità regionali
Il mese scorso questo polo ha immesso sul mercato 904.000 bpd, a fronte dei 640.000 bpd di gennaio, soprattutto grazie al completamento della manutenzione. E insieme, in seguito ad un programma di espansione da 48 mld di dollari. Posto che le grandi economie asiatiche (come la Cina, il Giappone, la Corea del Sud) sono potenze energivore, il Kazakistan potrà accrescere le proprie quote di mercato.
Non ultimo, perché nell’Asia centrale – e in tutte le sue direttrici – si potrebbe sfruttare e mettere a sistema la c.d. prossimità regionale e continentale. Si pensi solo al Caspian Pipeline Consortium (CPC) – tra Kazakistan e Russia – che esporta circa l’80% del petrolio kazako.
La complessa situazione della Russia, tuttavia, potrebbe spingere Astana a sfruttare le entrate per rinsaldare le relazioni commerciali con altri Stati. Sempre dal Mar Caspio, un importante riferimento potrebbe essere il porto turco di Ceyha, valorizzando i trasferimenti attraverso l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan.