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Paesi distanti dagli obiettivi sul clima dell’ONU: il monito e le prospettive verso il 2035

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Secondo il Climate Analytics, la maggior parte dei Paesi sarebbe lontana dalle quote che l’ONU ha fissato, entro il 2035, per ridurre le emissioni e operare in funzione del prospettive del clima.

Preoccupazioni sul clima

La maggior parte dei Paesi – con la Cina, l’Unione Europea e l’India al vertice – sono lontani dal rispetto degli obiettivi dell’ONU sul clima, in funzione della riduzione delle emissioni per il 2035. L’ha scritto la Reuters, riportando il monito e le valutazioni del Climate Analytics. Il tutto, a fronte di 2.000 mld di dollari investiti lo scorso anno, a livello globale, in energie pulite e infrastrutture.

A Parigi nel 2015 si era definito un impegno, che si sarebbe dovuto tradurre in due macro obiettivi fondamentali. Ossia, il mantenimento dell’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. E insieme, il perseguimento dell’azione volta a limitare tale aumento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

Gli scenari, in realtà, non sono stati certamente lineari. Né pochi quegli Stati che – in questi due lustri – hanno rimodulato e aggiornato le proprie politiche climatiche ed energetiche. Di qui, i dubbi e le perplessità. Lo stesso responsabile onusiano per il clima, Simon Stiell, la scorsa settimana ha sottolineato come la maggior parte dei Paesi continuerà a produrre i propri piani per tutto quest’anno.

Oltre gli USA

Sulla complessità delle sfide si è espresso Bill Hare, l’Amministratore delegato di Climate Analytics. In tali termini: “L’opinione pubblica ha il diritto di aspettarsi una reazione forte da parte dei Governi al fatto che il riscaldamento globale ha raggiunto 1,5 gradi Celsius per un anno intero. Noi, tuttavia, non abbiamo visto praticamente nulla di concreto”.

Le principali preoccupazioni della c.d. comunità internazionali si sono rivolte alla conferma delle intenzioni politiche dell’Amministrazione Trump. Da una parte, infatti una costruzione ideologica volta alla delegittimazione del multilateralismo e al ritiro dall’Accordo di Parigi. Dall’altra, il supporto che ha più volte espresso ai comparti del fossile (gas naturale e petrolio).

Il valore della politica

Del resto, la questione climatica si è affermata come uno degli elementi geoconomici dirimenti. Al netto della formalità degli accordi internazionali, ciascuna realtà – sia su carattere nazionale che regionale – sta affrontando i cambiamenti in atto.

Non c’è solo la scelta di legittimare il passaggio dalle fonti fossili alle rinnovabili, bensì le misure di politica energetica, puntando sulle rinnovabili e in base alle garanzie, nonché agli effetti. Le risposte arriveranno nei prossimi mesi, in attesa che gli organi deputati continuino ad effettuare le proprie valutazioni.

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