I rappresentanti di importanti aziende ‘verdi’ degli USA si sono recati a Capitol Hill per spingere il Governo, affinché non smantelli il sistema di sussidi sulle rinnovabili. Il nuovo corso dell’Amministrazione Trump sembrerebbe in effetti voler rilanciare massimamente il fossile. Tuttavia, la cornice legislativa dell’Inflation Reduction Act resta un perno dell’economia nazionale, anche rispetto agli impegni internazionali.
Preoccupazioni per il futuro delle rinnovabili
Centinaia di rappresentanti delle aziende che negli USA operano nel comparto delle rinnovabili hanno espresso tutte le loro preoccupazioni circa i tagli, da parte del Governo, dei sussidi sulle energie pulite. Si tratta infatti di un settore dagli importanti margini di manovra, in quanto direttamente supportato dal Governo federale, grazie ad un sistema di sussidi e di crediti di imposta.
Per esempio – al 2023 – dall’eolico è derivato il 9,7% delle forniture (dati IEA). Diversi analisti avevano per questo indicato, per i mercati interni, una fase di grande espansione, verso il 2025, all’interno di un contesto preciso. In effetti, il rinnovato calo dei costi di sviluppo e le misure fiscali dell’Inflation Reduction Act (IRA) hanno operato come un volano, legittimando un sistema virtuoso.
Al netto delle intenzioni dell’Amministrazione Trump, resta per questo una cornice normativa che ha contribuito a cambiare la struttura energetica americana, se non altro negli ultimi mesi. La legge, deliberata dall’Amministrazione Biden, è ormai un punto fermo per gli investimenti ‘verdi’.
Necessità del confronto
Come ha scritto la Reuters, i rappresentanti delle imprese si sono recati a Capital Hill, a Washington, dove si trovano – tra le altre istituzioni – il Campidoglio (sede del Congresso) e la Corte Suprema.
Erano presenti, la Solar Energy Industries Association, il gruppo dell’eolico offshore Oceantic e lo U.S. Green Building Council. A fronte di una struttura che ha ridotto le barriere all’ingresso nel settore, è evidente che per gli investitori delle rinnovabili tornare indietro sarebbe un grande rischio.
Sin dalla campagna elettorale, al contrario, Donald Trump ha rimarcato l’importanza del rilancio delle fonti fossili. Sia per il gas, che per il petrolio. Il tutto, anche rispetto alle quote di mercato connesse alle esportazioni. Gli ultimi dazi, però, non hanno fatto altro che ingrandire i dubbi.
Dalle riunioni tra esponenti del Congresso e delle società ‘verdi’ si cercherà allora di trovare una sintesi, vista anche la posta in gioco degli interessi. Per altro, l’implementazione delle rinnovabili nel ‘Sistema Paese’ energetico americano ha promosso la creazione di tanti nuovi posti di lavoro.
Non solo. Si è anche assistito ad una riduzione dei costi dell’elettricità, oltre al soddisfacimento della crescente domanda di energia dei centri dati.
Le valutazioni dell’Amministrazione Trump
L’obiettivo di Donald Trump è quello di ridimensionare l’IRA. Da parte loro, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno presentato una legislazione per abrogare alcune parti della legge. Tuttavia, al contempo, una dozzina di membri repubblicani della Camera hanno sollecitato i vertici del Partito per proteggere i lucrosi crediti d’imposta. Di questi, infatti, stanno beneficiando i loro distretti.
La questione è eminentemente politica ed economica. Anche elettorale, più che ‘simbolica’. Gli USA – che comunque hanno continuato a investire sul fossile e sul nucleare – hanno al contempo beneficiato delle rinnovabili. All’interno di un mix energetico nazionale vario, complesso e pluriforme, dei cambiamenti troppo repentini sarebbero difficili da recepire, oltreché strutturalmente complicati.
Una situazione di massima potrebbe arrivare nelle prossime settimane. Comunque, non è detto che alla fine si scelga di continuare sulla linea tracciata.