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Confronto USA-Cina. La risposta di Pechino: contro dazi sul greggio americano

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In un turbinio di crescenti ostilità commerciali, la Cina ha risposto agli USA, deliberando contro dazi del 10% sulle importazioni di greggio americano. Le esportazioni di Washington, dunque, potrebbero subire delle limitazioni, con il rischio di un aumento delle quantità di prodotto nelle raffinerie statunitensi.

Confronti commerciali

Le crescenti ostilità commerciali tra la Cina e gli USA si sono connotate di un altro capitolo, visto che Pechino ha varato dazi del 10% sulle importazioni di greggio americano. L’ha scritto la Reuters, aggiungendo che il 2025 potrebbe segnare un calo – per la prima volta dai tempi della pandemia – nell’interscambio di petrolio tra i due paesi.

Si tratterebbe allora di un cambiamento netto, se confrontato allo scenario degli ultimi dieci anni. Nel 2015, infatti, Washington aveva abolito il divieto federale (quarantennale) di esportazione del petrolio nazionale. Il raggiungimento dell’autosufficienza energetica legittimava la costruzione di nuove relazioni commerciali, anche al di fuori del mercato interno.

Senza più queste barriere al commercio – e grazie all’olio di scisto – gli USA sono diventati il terzo esportatore mondiale dopo Arabia Saudita e Russia. Così operando, si è potuto attenuare l’impatto globale dei tagli alla produzione da parte dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) e dei suoi alleati.

Possibili conseguenze

A fronte delle più recenti scelte, gli analisti si sono evidentemente interrogati sulle prospettive geoeconomiche. Lo scenario più estremo sarebbe allora quello di un blocco pressoché totale delle esportazioni dagli USA alla Cina.

Conseguentemente, l’aumento del greggio ‘fermo’ nelle raffinerie statunitense potrebbe materialmente creare una sorta di sovrapproduzione. Questo, a meno che Washington non sopperisca a questa perdita di quote di mercato con nuovi canali, sin nel breve periodo.

In secondo luogo, si dovrebbe tener conto di un altro elemento, la cui portata è destinata ad acuire lo stallo, se non la ‘frattura’ tra le due potenze. Al di là del conflitto dei dazi, è da più di un anno che la Cina ha massimizzato i vantaggi relativi dello scenario internazionale per differenziare gli acquisti. Pechino, in effetti, ha aumentato gli acquisti di greggio dalla Russia e dall’Iran.

Tant’è che la crescita delle esportazioni di greggio degli USA si era già arrestata l’anno scorso, a fronte di un aumento di appena lo 0,6% o 24.000 barili al giorno (bpd) nel 2024. La media complessiva ha raggiunto i 3,8 mln di bpd, secondo piattaforma Kpler. A loro volta, le aziende statunitensi avevano in effetti mantenuto un freno alla produzione di scisto tra le preoccupazioni per la domanda globale.

In attesa di valutare le eventuali nuove risposte di Washington, nelle prossime settimane i mercati daranno il loro responso. Da qui, anche il valore dei prezzi per i consumi, un altro dettaglio di massimo rilievo.

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