Un insieme dei Paesi dell’Africa si è dato un obiettivo ambizioso, ossia portare energia a 300 mln di nuove persone, entro il 2030. Tuttavia, la scelta sarebbe stata quella di una maggiore apertura dei mercati, nell’ottica di attrarre investitori esteri.
Più apertura verso l’estero
Un gruppo di Paesi dell’Africa ha deliberato una maggiore apertura verso le società estere dell’energia, con l’obiettivo di portare l’elettricità a 300 mln di nuovi utenti, entro il 2030. Nell’Africa Energy Summit di Dar es Salaam, in Tanzania, si sono dunque definite le prospettive di intervento per il prossimo lustro.
Secondo la Reuters, l’ottica sarebbe proprio quella di mettere a sistema risorse e finanziamenti, all’interno dell’iniziativa “Mission 300“. Un programma, quest’ultimo, che lo scorso Aprile hanno lanciato la Banca Mondiale e dalla Banca Africana per lo Sviluppo (AfDB).
Oltre alle aziende, tuttavia, un particolare impegno sarà quello diplomatico e commerciale. L’Italia, in virtù del Piano Mattei, avrà un ruolo logistico-organizzativo a partire dai progetti in Repubblica del Congo, Mozambico, Etiopia, Malawi, Zambia, Tanzania, Kenya e Uganda.
Prospettive finanziarie
Tra cooperazione e razionalizzazione degli intenti, l’ambizione è quella sbloccare almeno 90 mld di Dollari di capitali. Dollari che arriveranno dalle banche multilaterali di sviluppo, agenzie di sviluppo, istituzioni finanziarie, aziende private e anche filantropie.
Secondo le prime stime, la Banca Mondiale ne dovrebbe impegnare circa 30-40 mld. La Banca africana di sviluppo, 10-15 mld e il resto arriverà dagli altri privati. Dal punto di vista tecnico, la direzione sarà duplice.
Nella misura in cui gli aspetti quantitativi e del progetto sono quelli preponderanti, parte dell’infrastrutturazione conterà sulle reti già esistenti. La metà delle nuove connessioni mirate riceverà elettricità dalle reti nazionali esistenti. L’altra metà, sarà strutturata sulla base fonti di energia rinnovabile, tra cui mini-reti eoliche e solari.
In relazione a suddette prospettive, dunque – su scala regionale – si proverà ad implementare i paradigmi della transizione energetica. Impianti di prossimità e decentrati saranno perciò il fulcro dei futuri mix energetici africani. Puntare su dei progetti che hanno già trovato una loro legittimazione (anche da punto di vista analitico e accademico) è fondamentale anche nell’ottica della remunerazione dei capitali.