Un nuovo studio del MIT condotto nei Paesi Bassi e nella Città di Amsterdam ha esaminato l’impatto di due interventi di coaching energetico, uno statico e uno con tecnologia smart, sulla riduzione della povertà energetica nella Capitale olandese. Risultati positivi e incoraggianti, ma rimane la necessità di politiche sociali più ampie per affrontare le cause profonde della povertà energetica, come la mancanza di un reddito di base sufficiente. In Europa 50 milioni di famiglie sono afflitte dalla povertà energetica.
Povertà energetica, questa sconosciuta. I dati in Italia
Partiamo dalla definizione generale che ha dato l’Unione europea di povertà energetica: “l’impossibilità per una famiglia di accedere a servizi energetici essenziali che forniscono livelli basilari e standard dignitosi di vita e salute, compresa un’erogazione adeguata di riscaldamento, acqua calda, raffrescamento, illuminazione ed energia per alimentare gli apparecchi, nel rispettivo contesto nazionale, della politica sociale esistente a livello nazionale e delle altre politiche nazionali pertinenti, a causa di una combinazione di fattori, tra cui almeno l’inaccessibilità economica, un reddito disponibile insufficiente, spese elevate per l’energia e la scarsa efficienza energetica delle abitazioni”.
Fino a una decina di anni fa in pochi parlavano di povertà energetica. Ancora oggi gli italiani non sono molto familiari con la definizione di povertà energetica (il 73% non sa di cosa si tratta).
Forse è un problema culturale, perché dati alla mano, dopo aver ben spiegato il significato, in realtà gli italiani sembrano avere molto a cuore il problema: per il 96% è un tema che riguarda il nostro Paese (per il 53% in maniera importante).
Per questo la transizione energetica gioca un ruolo chiave nel superamento, o meno, di questo aspetto estremamente negativo della nostra quotidianità.
Secondo una recente ricerca condotta dall’Osservatorio Italiano sulla Povertà energetica (OIPE) e dalla Fondazione Banco dell’energia, 2,36 milioni di famiglie italiane sono oggi in povertà energetica, pari al 9% del totale. Dati in forte crescita rispetto al 2022, con un +1,3% pari a più di 340mila famiglie che si aggiungono a quelle già colpite dal fenomeno.
Povertà energetica nei Paesi Bassi e nella città di Amsterdam. Il MIT sperimenta due interventi per ridurne la portata
Le cose non vanno meglio nel resto dell’Europa, dove sono 50 milioni le famiglie che risultano in condizioni di povertà energetica.
Diversi i fattori che contribuiscono alla povertà energetica: dal basso reddito all’elevata spesa energetica e alla bassa efficienza energetica della casa.
Un nuovo studio del MIT condotto nel Paesi Bassi e nella Città di Amsterdam ha esaminato l’impatto di due interventi di coaching energetico, uno statico e uno con tecnologia smart, sulla riduzione della povertà energetica nella Capitale olandese.
I risultati mostrano un tasso di successo del 75% nell’alleviare la povertà energetica, con riduzioni significative nel consumo di energia e nelle bollette. L’intervento con tecnologia smart si rivela più efficace nel ridurre il consumo di elettricità.
L’analisi include dati quantitativi e qualitativi, evidenziando l’importanza di considerare sia gli aspetti comportamentali che le condizioni abitative. Infine, lo studio sottolinea la necessità di politiche che affrontino simultaneamente efficienza energetica, reddito e consumo per risolvere efficacemente la povertà energetica.
L’esperimento, condotto ad Amsterdam, ha coinvolto 117 famiglie in condizioni di povertà energetica. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo ha ricevuto informazioni sul consumo energetico e sessioni di coaching, mentre il secondo ha ricevuto lo stesso supporto, ma è stato inoltre dotato di dispositivi smart per monitorare in tempo reale i consumi energetici.
I risultati
I risultati sono stati sorprendenti: le famiglie coinvolte nello studio hanno ridotto in media il consumo di elettricità del 33% e quello di gas del 42%. Ciò ha portato a una diminuzione del 53% delle bollette energetiche, facendo scendere la percentuale di reddito destinata all’energia dal 10,1% al 5,3%.
L’energy coaching può essere uno strumento più, ma non sostitutivo di vere politiche energetiche e sociali dedicate. Sebbene l’intervento abbia avuto un impatto positivo sul reddito destinato alle spese energetiche, la maggior parte delle famiglie partecipanti continuava a dipendere dall’assistenza sociale e a vivere in condizioni di povertà. Questo evidenzia la necessità di politiche sociali più ampie per affrontare le cause profonde della povertà energetica, come la mancanza di un reddito di base sufficiente.