L’attuazione del Decreto Aree Idonee, fondamentale per accelerare la transizione energetica italiana e semplificare l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, si trova attualmente bloccata a causa di contenziosi amministrativi e ritardi nell’adozione delle leggi regionali. La situazione, analizzata nel corso di un’interrogazione in Commissione Ambiente, evidenzia la necessità di un intervento tempestivo per superare gli ostacoli normativi e garantire il raggiungimento degli obiettivi strategici nazionali.
Il contesto normativo e le criticità emerse
Il Decreto Ministeriale del 21 giugno 2024 stabilisce i criteri per individuare le superfici idonee per impianti a fonti rinnovabili, con l’obiettivo di favorire uno sviluppo compatibile con la tutela paesaggistica e agricola. Tuttavia, l’articolo 7, comma 2, lettera c), del decreto, che concede alle Regioni la facoltà di derogare al quadro normativo statale, è stato sospeso dal Consiglio di Stato con ordinanza del 14 novembre 2024. Tale disposizione è stata ritenuta in contrasto con l’articolo 20, comma 8, del Decreto Legislativo 199/2021, che già definisce le aree idonee a livello primario.
La sospensione mira a preservare l’efficacia della normativa nazionale, evitando che eventuali iniziative regionali possano compromettere gli obiettivi del PNRR e quelli europei per il clima e l’energia.
I ritardi nell’adeguamento regionale
Le Regioni avrebbero dovuto adeguare le loro leggi entro il 2 gennaio 2025, individuando le aree idonee come previsto dall’articolo 20 del Decreto Legislativo 199/2021. Tuttavia, il mancato rispetto di questa scadenza e la sospensione del decreto stanno rallentando il processo. Il Governo, attraverso il decreto Milleproroghe, ha concesso ulteriori 90 giorni alle Regioni per completare l’adeguamento normativo.
La risposta del Ministro
Nel rispondere all’interrogazione parlamentare, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha sottolineato l’impegno del Governo per garantire il coordinamento tra disposizioni nazionali e regionali. Il decreto, secondo Gilberto Pichetto Fratin, è un elemento chiave per semplificare le procedure autorizzative e raggiungere l’obiettivo di 80 GW aggiuntivi di energia rinnovabile entro il 2030.
Tuttavia, il Titolare dell’Ambiente ha anche riconosciuto le difficoltà derivanti dalla sospensione cautelare del Consiglio di Stato. In attesa della sentenza definitiva del TAR Lazio, prevista per il 5 febbraio 2025, il Governo ha assicurato che lavorerà a stretto contatto con le Regioni per garantire la corretta attuazione del quadro normativo e vigilare sulla conformità costituzionale delle leggi regionali.