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Transizione energetica in Giappone: fissati gli obiettivi sulle rinnovabili per il 2040

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Il Giappone ha ridefinito la propria transizione energetica, con lo sguardo al 2040, fissando nel 40%-50% la quota di rinnovabili e il 20% di nucleare.

Verso il 2040

Per il 2040, il Giappone è intenzionato a strutturare la propria transizione energetica portando le rinnovabili al 40%50% del mix nazionale, con il nucleare che dovrà corrispondere al 20% del fabbisogno. Secondo la Reuters, tali obiettivi sono stati il prodotto di una revisione della politica energetica. L’ottica sarebbe quella di sostenere al meglio l’energia pulita, affinché sia questa che soddisfi la crescente domanda di elettricità.

A fronte di un’economia fortemente imperniata sui servizi e sulla manifattura, il Giappone è divenuto addirittura il secondo importatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL). Grande compratore di petrolio dall’Asia Occidentale, tuttavia – oltreché con gli impegni internazionali sulla neutralità climatica – il Paese ha dovuto fare i conti con la delicata situazione internazionale.

Da qui, poste tutte le vulnerabilità e i rischi di una struttura economica tale, si è resa necessaria l’idea di rivedere almeno in parte la politica energetica nazionale. Per altro, si è stimato che l’utilizzo dell’energia termica, in particolare delle inefficienti centrali a carbone, è destinato a diminuire tra il 30% e il 40% entro il 2040. Nel 2023 era il 68,6%.

I nuovi comparti

Ad ogni modo, non si sono ancora specificate la ripartizioni e le quote del fossile. ll mese scorso, poi, in occasione di una riunione congiunta dei Ministeri dell’Industria e dell’Ambiente, è stato presentato un piano.

Secondo questo, si dovrebbe arrivare ad una riduzione del 60% delle emissioni di gas serra entro il 2035. Successivamente, del 73% entro il 2040, come parte di un “percorso lineare”. Il 2050 sarebbe l’anno per raggiungere la soglia della decarbonizzazione completa.

Il gas sarà comunque il combustibile della transizione. Dunque, quelle forniture specifiche resteranno centrali. Contestualmente, il Ministero dell’Economia, Industria e Commercio (METI) ha comunque rimodulato gli altri comparti. Dalla bozza del documento è emerso per l’appunto il 40%50% delle fonti ‘verdi’ entro il 2040.

Si tratterebbe di raddoppiare la quota del 22,9% – per l’anno fiscale 2023 – e superare l’obiettivo del 2030. Il quale, ne prevedeva una compresa tra il 36% e il 38%. Il nucleare – all’8,5% nel 2023 – crescerà fino al 20%, 22%. In questo senso, al netto dei dubbi e delle perplessità sul tema, si è già scelto di puntare sui piccoli reattori modulari (SMR).

Il piano energetico attualmente in vigore – verso il 2030 – aveva previsto che l’idrogeno e l’ammoniaca arrivassero all’circa all’1% del mix elettrico. Tuttavia, nell’aggiornamento ulteriori obiettivi specifici in materia non avrebbero trovato spazio.

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