In una lunga intervista al quotidiano Politico, il nuovo Commissario europeo per l’energia, Dan Jørgensen, ha annunciato un piano d’azione per affrontare le criticità derivanti dalla dipendenza dall’import di combustibili fossili russi e statunitensi, in particolare il GNL.
Spezzare la dipendenza dalle importazioni russe
Elaborare un piano concreto per eliminare ogni dipendenza energetica dell’Unione Europea dalla Russia. È la priorità evidenziata da Dan Jørgensen, nuovo commissario europeo per l’Energia, nell’intervista rilasciata al quotidiano Politico subito dopo il suo insediamento. Jørgensen ha espresso preoccupazione per il rallentamento della campagna intrapresa dall’UE per abbandonare i combustibili russi, sottolineando l’urgenza di un piano per rimettere la transizione energetica sui giusti binari.
Il problema del GNL
In particolare, il commissario ha evidenziato un’inversione di tendenza molto preoccupante: l’aumento degli acquisti europei di gas naturale liquefatto (GNL) russo. Inoltre, cinque Stati membri dipendono ancora dal combustibile nucleare fornito da Mosca.
“Ridurre così tanto la nostra dipendenza è stato un grande risultato,” ha affermato Jørgensen “ma è evidente a tutti che qualcosa di nuovo deve accadere, perché ora stiamo andando nella direzione sbagliata.”
L’obiettivo del 2027
La Commissione Europea ha già imposto un embargo sui prodotti petroliferi e sul carbone russo e ridotto di circa due terzi le importazioni di gas via gasdotto, tuttavia gli sforzi sembrano essersi arenati negli ultimi mesi. Secondo Kpler, la piattaforma di analisi delle materie prime, le importazioni di GNL dalla Russia aumenteranno del 10% nel 2024 rispetto al 2023.
Jørgensen ha, dunque, annunciato un piano d’azione che includerà strumenti e mezzi concreti per affrontare le ultime criticità. Il piano, che sarà presentato entro i primi 100 giorni del suo mandato, si concentrerà principalmente sul gas, ma toccherà anche petrolio e nucleare, con una scadenza fissata a metà marzo.
Eliminare completamente l’energia russa entro il 2027, termine informale stabilito dall’UE dopo l’inizio della guerra, sarà tutt’altro che facile. Soprattutto in presenza di Paesi storicamente avversi, come Ungheria e Slovacchia, guidati dai leader filorussi Viktor Orbán e Robert Fico. Ma il nuovo rappresentante conta sull’esperienza acquisita nel 2022, quando nel ruolo di ministro del Clima della Danimarca, dovette gestire la crisi dei prezzi del gas.
Il sostegno al Piano
Il supporto politico che Jørgensen riceverà nei prossimi mesi è fondamentale per la riuscita del piano. Fa ben presagire che, di recente, dieci capitali europee hanno chiesto congiuntamente sanzioni contro il settore nucleare e del GNL russo. Inoltre, il piano di Jørgensen potrebbe essere presentato poco dopo la scadenza di un accordo di lungo termine che tuttora consente ad alcuni Paesi dell’Europa centrale di importare gas russo tramite l’Ucraina. Il mancato rinnovo sarà un motivo in più per stilare una nuova roadmap.
Il ruolo degli Stati Uniti nell’import di GNL
Anche i rapporti con gli Stati Uniti, in vista dell’amministrazione guidata da Donald Trump, influenzeranno il lavoro di Jørgensen. L’UE, infatti, si è affidata al GNL americano per sostituire il gas russo, rendendo gli Stati Uniti il secondo maggior fornitore di gas per l’Europa.
Il commissario ha affermato che i flussi di GNL saranno “sicuramente uno dei primi argomenti di discussione” con la governance americana. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha già suggerito che acquistare più gas dagli Stati Uniti potrebbe evitare tensioni commerciali con un Trump deciso a rilanciare le esportazioni di combustibili fossili americani.