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Idrogeno green, studio dell’Università di Harvard ne mette in dubbio le potenzialità

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Secondo i responsabili della ricerca, i costi di produzione, sposamento e stoccaggio del gas sono più alti rispetto all’impiego di combustibili fossili e alla seguente rimozione del carbonio dall’atmosfera. Nero su bianco: “Ai costi attuali, l’idrogeno verde rappresenta una strategia di abbattimento proibitiva”. A livello temporale, il rapporto segue la ricerca “Global Hydrogen Review 2024” dell’International Energy Agency, da cui emerge che i progetti sull’idrogeno a basse emissioni sono aumentati e punta all’America Latina (numeri alla mano, se tutti i progetti annunciati venissero concretizzati, la produzione sfiorerebbe i 50 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030).

Idrogeno green e transizione energetica

Un’indagine dell’Università di Harvard – (titolo: “Carbon abatement costs of green hydrogen across end-use sectors“) – pone in dubbio la fattibilità dell’idrogeno verde come carburante negli Stati Uniti. Nel loro studio (i cui risultati sono visibili sulla rivista scientifica Joule) i ricercatori dichiarano infatti che i costi di produzione, spostamento e stoccaggio del gas sono più alti rispetto all’impiego di combustibili fossili e alla seguente rimozione del carbonio dall’atmosfera.

Restando negli Usa è importante ricordare che, nel corso della sua campagna elettorale, Donald Trump ha espresso l’intenzione di ridurre drasticamente gli incentivi per l’energia generata dal combustibile verde (H2), voluti dall’Inflation Reduction Act (IRA). In particolare, il nuovo inquilino della Casa Bianca potrebbe decidere di orientare diversamente le politiche Usa sull’idrogeno, riducendo il sostegno federale per il settore della mobilità.

Fermo restando che il piano di incentivi degli H2Hubs, “Regional Clean Hydrogen Hubs Program” (l’iniziativa per sviluppare una rete nazionale di centri di produzione, lavorazione e distribuzione di idrogeno pulito, promuovendo esclusivamente l’utilizzo di tecnologie e personale americani) emerge più che mai coerente con le politiche trumpiste.

Quando l’idrogeno verde rischia di essere un’illusione

La ricerca dell’Università di Harvard riconosce: per ogni tonnellata metrica di anidride carbonica che adesso riduce, il costo dell’idrogeno green oscilla tra i 500 e i 1.250 dollari. “Ai prezzi attuali, l’idrogeno verde costituisce una strategia di abbattimento proibitiva, con costi di abbattimento del carbonio di 500-1.250 dollari/tCO2 nei vari settori. Se i costi di produzione si riducono a 2 dollari/kgH2, le opportunità di abbattimento delle emissioni di carbonio a basso costo rimarranno circoscritte ai comparti che già utilizzano l’idrogeno, a meno che i costi di stoccaggio e distribuzione non si riducano”, spiegano i ricercatori.

Oggi invece i prezzi della cattura e dello stoccaggio del carbonio spaziano tra i 100 e i 1.000 dollari a tonnellata, rendendo meno onerosa la semplice estrazione dell’anidride carbonica atmosferica. Ma quali sono gli impedimenti fondanti allo sviluppo? Lo studio fa presente che “segnali di domanda poco chiari, ostacoli finanziari, ritardi negli incentivi, incertezze normative, problemi di licenze e permessi e sfide operative” rappresentano attualmente i principali ostacoli alla crescita.

Più che mai eloquenti, poi, le parole di Roxana Shafiee, ricercatrice dell’Università di Harvard e prima firma dello studio. “Anche se i costi di produzione vengono ridotti in linea con le previsioni, i costi di stoccaggio e distribuzione impediranno all’idrogeno di essere competitivo in tanti comparti”.

Strategia Nazionale dell’Idrogeno

I risultati dell’indagine condotta dall’Università di Harvard sfidano dunque l’idea (crescente) che l’idrogeno verde rappresenterà “il coltellino svizzero della decarbonizzazione” – per usare una definizione degli stessi ricercatori –, suggerendo che le opportunità per l’idrogeno green potrebbero essere più circoscritte di quanto si ritenga.

Lo studio segue, a livello temporale, la ricerca “Global Hydrogen Review 2024” dell’International Energy Agency, da cui emerge l’incremento dei progetti sull’idrogeno a basse emissioni e si guarda in direzione dell’America Latina (numeri alla mano, se tutti i progetti annunciati venissero concretizzati, la produzione potrebbe sfiorare i 50 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030).

Da parte loro, i Governi stanno concretizzando diversi programmi per stimolare e sviluppare il mercato dell’idrogeno, così da provare ad aumentare la domanda fino a 6 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030. E per quanto riguarda il nostro paese? La linea tratteggiata è chiara: l’Italia punta sull’idrogeno.

Così, in materia della Strategia Nazionale dell’Idrogeno 2024-2050, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica tratteggia il suo piano d’azione con orizzonti di breve, medio e lungo termine. Strutturandolo in tre possibili scenari fino al 2050. L’intento è contribuire al processo di decarbonizzazione e al raggiungimento del “Net Zero” sulla linea del nuovo PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).

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