L’ENEA sta portando avanti le ricerche e gli studi su un materiale di nuova generazione, in grado di isolare ed espellere il calore, senza tuttavia avere effetti sull’ambiente circostante.
Rinfrescare senza produrre calore in eccesso
Nei proprio laboratori, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) sta studiando un materiale isololante dal calore, con impatti limitati sull’ambiente. Nonostante le fasi di ricerca siano ancora agli inizi, le prospettive sarebbero molto promettenti, come è emerso dall’articolo che in meritoi ricercatori dell’Agenzia hanno pubblicato su Energies.
Nello specifico, partendo dal c.d. un approccio fotonico, si tratterebbe di sfruttare “le proprietà ottiche di un metamateriale isolato dall’aria“. La struttura dello stesso sarebbe in grado di mantenere una temperatura fino a 12°C al di sotto di quella circostante.
La ricerca – la prima in Europa sul raffreddamento passivo diurno con l’approccio fotonico – si inserisce in quel particolare comparto della transizione ‘verde’ che mette a sistema l’efficienza e il calore. Il tutto, nella misura in cui si arrivasse ad una produzione di massa, potrebbe cambiare tante abitudini quotidiane.
Impieghi e usi
Secondo l’Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture (AGEEI), il materiale potrà mantenere freschi cibo e tessuti. In secondo luogo, se applicato su ampie superfici, potrebbe mantenere più basse le temperature ngli edifici, senza climatizzazione elettrica. Il risparmio, sia in termini di energia elettrica, che di efficienza sarebbe notevole.
Rispetto ai sistemi di raffreddamento attualmente in voga, basati sui ‘metodi attivi’. Suddetti richiedono energia elettrica e risorse per smaltire il calore. Al contrario, il raffreddamento radiativo stravolgerebbe completamente il paradigma. Quest’ultimo, infatti, è un sistema ‘passivo’ non dissimile da quello naturale che la Terra impiega, la notte, per raffreddare sé stessa.
Sul progetto si è soffermata Anna Castaldo, ricercatrice parte del gruppo di lavoro che ha firmato la prima fase dello studio. Insieme a lei, hanno contribuito Emilia Gambale, Manuela Ferrara, Michela Lanchi, Giuseppe Vitiello e Michele Zinzi, tutti colleghi del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili di ENEA.
“Il lavoro che stiamo svolgendo è partito da una domanda“, ha spiegato la Castaldo. “Ossia, se fosse concretamente possibile trasferire nell’Universo il calore di un oggetto senza disperderlo nell’ambiente circostante. La risposta positiva è derivata da un metamateriale che abbiamo ottenuto per sputtering. Questo, snellito nella sua formulazione e adattato a substrati adesivi potrebbe rivestire grandi superfici”.