Le prospettive del gas, in Argentina, sembrerebbero promettenti, con possibile incidenza sugli equilibri regionali, ma la mancanza di infrastrutture resta un’incognita.
Le direttrici del fossile in Sud America
L’industria del gas, in Argentina, potrebbe incidere sugli equilibri regionali, pur al cospetto di una realtà infrastrutturale assai complessa. Come ha scritto la Reuters, in effetti, la mancanza di infrastrutture adeguate alle esportazioni su larga scala – più che il ‘nuovo’ corso ultraliberista del Governo – potrebbe essere un ostacolo.
Nel mix energetico argentino, il gas naturale ha di per sé rappresentato un pilastro. Secondo i dati dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), al 2022 equivaleva al 49,4% del totale, a fronte del 48,8% dell’energia elettrica che proprio da questa fonte derivava.
L’espansione del gas da argille argentino, poi, secondo diversi analisti, sarà un volano per l’economia nazionale. Addirittura, la prospettiva sarebbe arrivare a strutturarsi in qualità di perno di un sistema del trasporto del gas, entro l’inizio del prossimo decennio.
Per valorizzare le produzioni crescenti, si è stimato che servirebbero non meno di 58 mld di Dollari, tra condutture, impianti di lavorazione e terminali di esportazione nuovi o aggiornati. Il rischio – senza sbocchi sui mercati limitrofi – è che si alimenti la sovrapproduzione, con effetti controproducenti. Al contrario, il livello di infrastrutture legate al petrolio ha raggiunto un livello molto competitivo.
L’importanza degli investitori privati
Contestualmente alle scelte politiche, in effetti, questa asimmetria è stata dettata dal fatto che gli investitori (argentini) avrebbero considerato il gas meno redditizio. Certamente, rispetto al petrolio. Tra i principali dubbi emersi – oltre alle oscillazioni dei prezzi sul mercato – il fatto di non poter sostenere la concorrenza con il gas naturale liquefatto (GNL) e in particolare di quello del Qatar e degli USA.
Attualmente, le capacità di trasporto dell’Argentina sono intorno ai 130 mln di metri cubici al giorno (MCM/d). La tendenza in atto, però, in termini di domanda interna e regionale, ne richiederebbe altri 20/40. Diverse multinazionali statunitensi avrebbero dimostrato il loro interesse, pur permanendo delle incertezze sulle tempistiche dei possibili investimenti.
Nel 2025, in Argentina si terranno le elezioni legislative e questo costituirà sicuramente un indicatore. Nel frattempo, Buenos Aires ha definitivamente sospeso le importazioni dalla Bolivia. A livello regionale, le operazioni dell’Enarsa (la società statale energetica argentina) potrebbero assumere un’altra direttrice, accrescendo le relazioni con il Brasile.
I progetti della YPG
Nel complesso sistema energetico argentino, comunque, c’è chi invece ha rimarcato l’importanza del GNL. Si tratta della YPF, la compagnia statale che si occupa di esplorare e vendere il greggio. Questa, infatti, ha costituito una sinergia con la privata Pan American Energy. Si è definito l’utilizzo, dal 2027, di specifiche chiatte galleggianti per il trasporto e lo stoccaggio.
L’altro grande programma che l’YPF sta portando avanti è l’Argentina LNG, un megaprogetto da 55 mld di Dollari proposto in collaborazione con la malese Petronas che produrrebbe 30 mln di tonnellate all’anno – onshore – entro il 2032. Anche la Shell potrebbe finanziarne una parte, investendo a sua volta.
Le sfide del trasporto e del commercio del gas, in Argentina dovranno necessariamente interfacciarsi con quelle del Sud America. Le nuove infrastrutture ridisegnerebbero le traiettorie gasifere regionali, offrendo grandi opportunità per i Paesi produttori.