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Minerali critici, perché in Europa non vengono riciclati? Il Rapporto IEA

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L’ultimo Rapporto dell’IEA, primo nel suo genere, evidenzia che aumentare il riciclo delle materie prime critiche come litio, cobalto e nichel potrebbe ridurre del 25-40% la necessità di nuove miniere entro il 2050, sostenendo la sicurezza energetica e riducendo le emissioni. Tuttavia, l’Europa per incrementare il riuso dei minerali in questione dovrebbe vincere sfide strutturali, normative, economiche e tecnologiche. Vediamo quali.

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Necessari 600 miliardi in investimenti minerari entro il 2040

Per rispettare gli obiettivi climatici nei prossimi vent’anni, si stima che saranno necessari circa 600 miliardi di dollari di investimenti minerari, con un incremento del 30% dei materiali critici, senza riciclo.

L’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), il primo nel suo genere, pone quindi il focus sull’importanza del riciclo delle cosiddette materie prima critiche, minerali indispensabili per tecnologie come energia solare, eolica, veicoli elettrici e batterie. Quello che emerge dal documento è che l’espansione del riciclo potrebbe effettivamente stabilizzare le risorse per le tecnologie pulite con un minor impatto ambientele, a patto che vi siano a sostegno politiche in grado di affrontare le sfide strutturali del settore.

La dipendenza dalla Cina

Ad oggi, leader indiscusso nell’ambito risulta essere la Cina, che oltre alle riserve strategiche di materie prime critiche, possiede circa il 70% della capacità di raffinazione mondiale, controllando gran parte del processo di trasformazione necessario a rendere tali materiali pronti per l’uso industriale. Esempi sono quelli del cobalto e del litio, che sebbene vengano estratti rispettivamente nella Repubblica Democratica del Congo e in Australia, vengono lavorati per oltre il 50% in Cina. Questo posizionamento  permette al gigante asiatico di influenzare l’offerta globale e, dunque, i prezzi dei metalli in questione. 

La dipendenza da Paesi come la Cina costituisce senza dubbio un motivo in più per puntare sul riciclo dei minerali critici. Tuttavia, sottolinea l’Agenzia, l’assenza di regolamenti chiari e a lungo termine, tra cui le normative sulle esportazioni di batterie usate e veicoli elettrici, costituisce un ostacolo agli investimenti in materia, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, dove la capacità di riciclo annunciata copre, invece, solo il 30% del fabbisogno previsto per il 2040. La Cina stessa sta investendo molto nell’espansione del riciclo dei minerali critici, in particolare per le batterie al litio. Ha recentemente creato un’impresa statale dedicata al riciclo di batterie a fine vita e materiali correlati, con l’obiettivo di recuperare materiali essenziali per riutilizzarli. Un approccio che non solo riduce la necessità di nuove estrazioni, ma sostiene anche la sicurezza energetica del Paese riducendo la dipendenza dalle importazioni. L’Europa dovrebbe dunque fare altrettanto, ma perché non ci riesce?

Perché in Europa non cresce l’uso di materiali riciclati? 

Come spiegato nel rapporto IEA, intitolato “Recycling of Critical Minerals: strategies to scale up recycling and urban mining”, potenziare il riciclo dei minerali critici può portare all’UE significativi benefici in termini di sicurezza energetica, diversificazione delle fonti e riduzione delle emissioni. Un incremento delle politiche e delle infrastrutture volte al riciclo di minerali essenziali per le tecnologie energetiche pulite potrebbe ridurre considerevolmente le pressioni sull’approvvigionamento dei singoli Stati membri che avanzano nella transizione energetica. L’analisi rivela che, in un contesto in cui gli impegni climatici nazionali vengono rispettati, il riciclo potrebbe ridurre del 40% la necessità di nuove estrazioni di rame e cobalto e del 25% quella di litio e nichel entro il 2050

Tuttavia, nonostante le ambizioni politiche, l’uso di materiali riciclati non è cresciuto in proporzione alla domanda, con una riduzione dell’impiego di rame e nichel secondari. 

Le politiche in atto per sostenere il riciclo includono incentivi finanziari e obiettivi specifici per il recupero dei materiali, i tassi di raccolta e il contenuto minimo di riciclato, ma secondo il rapporto della IEA, molte di queste strategie non sono complete e devono essere estese ad altri settori cruciali, con particolare attenzione all’export di batterie usate e veicoli elettrici. Contestualmente l’IEA evidenzia che un riciclo gestito in modo inadeguato potrebbe comportare rischi ambientali, tra cui inquinamento e contaminazione idrica. In pratica, da quanto si evince dai dati diffusi dall’Agenzia, l’Europa dovrebbe vincere sfide strutturali, normative, economiche e tecnologiche.

Le azioni chiave 

Il rapporto suggerisce una serie di azioni chiave per i decisori politici, con l’obiettivo di incrementare il riciclo dei minerali critici attraverso piani dettagliati e obiettivi chiari, creando così certezza per gli investitori e contribuendo a un’economia sostenibile.

Un’azione politica mirata potrebbe consentire un’espansione significativa del riciclo, specialmente quando, dal 2030, un numero crescente di veicoli elettrici arriverà a fine vita.

Negli ultimi tre anni, l’interesse per le politiche di riciclo è aumentato, con oltre 30 nuove misure introdotte. Se tutte le politiche attuali e previste fossero attuate, il valore del mercato del riciclo dei minerali critici potrebbe raggiungere i 200 miliardi di dollari entro il 2050.

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