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Da Baku, l’impegno di Ansaldo Nucleare per ampliare la centrale romena di Cernavoda

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La COP29 di Baku è stata per l’Ansaldo Nucleare una vetrina, all’interno della quale ha firmato un contratto per la prima fase dell’ampliamento della centrale romena di Cernavoda.

L’impegno di Ansaldo Nucleare in Romania

L’Ansaldo Nucleare contribuirà direttamente alla prima fase dell’espansione della centrale romena di Cernavoda, in virtù del contratto firmato a Baku, nel corso della COP29. Contribuiranno poi Candu Energy Inc. (AtkinsRéalis), Fluor Corporation e Sargent & Lundy che insieme all’Ansaldo hanno costituito un consorzio.

Come era già accaduto lo scorso anno, dunque, questo foro sul clima si è dimostrato una vetrina per promuovere l’energia nucleare. Al netto delle illazioni e delle incertezze in materia, si tratterà impegno dall’elevato valore economico. Lo ha evidenziato la portata degli accordi presi con l’azienda romena EnergoNuclear S.A., (sussidiaria di SN Nuclearelectrica S.A.), sulla base dei suoi piani di sviluppo.

In effetti, in Romania – crocevia energetico in virtù della sua posizione in Europa – questa fonte ha mantenuto una importanza assoluta. Al 2022, sul totale dell’elettricità prodotta, il 19,8% proveniva dalla ‘forza dell’atomo’ (dati IEA).

Per altro, già ad inizio anno, la SACE aveva firmato un protocollo d’intesa con SN Nuclearelectrica S.A. e Ansaldo Nucleare per attivare una linea di finanziamento fino a 2 mld di Euro. Il tutto, proprio per supportare il programma nucleare rumeno.

Dettagli tecnici dell’accordo

Più nel dettaglio, il progetto prevederà la realizzazione delle unità 3 e 4 della centrale nucleare di Cernavoda in Romania. L’impianto si trova in una cittadina di 15.000 abitanti (a poco meno di sessanta chilometri da Costanza), la quale può disporre di un importante porto sul Danubio, in prossimità del quale è stata costruita la centrale.

Il sito è anche l’unico nel Paese ad utilizzare la tecnologia CANDU (abbreviazione per CANadian Deuterium Uranium). Ossia, quella che è basata sulla filiera di reattori nucleari ad acqua pesante pressurizzata (cioè PHWR) e uranio naturale.

L’Ansaldo aveva progettato le prime due unità (ciascuna di 700 MWe di potenza) entrate rispettivamente in funzione nel 1996 e nel 2007. Da sole, queste hanno corrisposto in questi anni all’incirca il 20% del fabbisogno di energia elettrica del paese.

Grazie all’aggiunta delle unità 3 e 4 potrà raddoppiare la potenza stessa in uscita dell’impianto. Se in altri contesti il dibattito sul futuro dell’energia nucleare è al centro delle agende, la Romania non ha cambiato direzione. Anzi, ha ridato vigore alle modalità cooperative che ha strutturato negli ultimi venti anni, con particolare riferimento alle relazioni con l’Italia.

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