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Maggioranza Ursula in crisi e anche le politiche energetiche sono ad un bivio

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Si fa sempre più difficile il cammino di alcuni dei candidati proposti da Ursula von der Leyen per la sua nuova Commissione europea. Il nostro Raffaele Fitto, la spagnola Teresa Ribera e l’ungherese Oliver Varhelyi sotto il fuoco incrociato di socialisti, verdi e riformisti da una parte e popolari, conservatori e patrioti dall’altra. Al centro dello scontro, però, ci sono anche le politiche green e la transizione energetica. I nodi forse verranno sciolti il prossimo 20 novembre.

Lo scontro sui nomi di Fitto, Ribera e Varhelyi mette in forse la Commissione Ursula 2 (ancora prima di nascere)

Veti incrociati tra le forze politiche che compongono la cosiddetta “maggioranza Ursula” e quelle che potrebbero inaspettatamente entrare a farne parte. Lo scontro si fa più duro ogni giorno che passa e oltre ai casi Fitto e Kallas si aggiunge anche quello di Varhelyi.

Un terremoto che non accenna a placarsi e che potrebbe travolgere l’intero impianto della Commissione europea Ursula 2.0.

I socialisti al momento hanno imposto il loro no al nome di Raffaele Fitto e al candidato a commissario dell’ungherese Oliver Varhelyi. In risposta i popolari avrebbero messo il veto alla spagnola Teresa Ribera, candidata designata alla poltrona di Commissaria europea e vicepresidente, con un portafoglio comunitario di massimo rilievo: Transizione pulita, giusta e competitiva e Concorrenza.

Ma in realtà sono fortemente in bilico anche le candidature a ruolo di vicepresidente esecutivo di Kaja Kallas, Roxana Mînzatu, Stéphane Séjourné e Henna Virkkunen.

La candidatura di Ribera a rischio. Casus belli il voto sulla legge contro la deforestazione

Voti alla mano, Ribera rischia di non passare, a differenza dell’altro pomo della discordia, Raffaele Fitto. All’interno delle commissioni parlamentari competenti, infatti, al terzo scrutinio – dopo i primi due con il quorum dei 2/3 dei membri – per avere luce verde basta la maggioranza semplice. Ribera, senza il sì del Ppe (che è il gruppo più numeroso all’Eurocamera) è destinata ad una clamorosa bocciatura. Fitto, di contro, anche senza il voto favorevole dei socialisti può contare sulla cosiddetta ‘maggioranza Venezuela’, composta da popolari, patrioti, estremisti dell’Europa delle Nazioni Sovrane e, nel voto segreto, qualche possibile aggiunta dal gruppo Renew.

E il punto critico, di rottura, per la maggioranza Ursula è proprio questo. Al momento del voto sulla legge contro la deforestazione di questa settimana, il Partito popolare europeo ha presentato diversi emendamenti approvati con il voto della destra e dell’estrema destra europea, con modifiche sostanziali del testo iniziale votato invece da tutte le forze politiche che compongono il gruppo Ursula 2.

Attacco al Green Deal europeo

Ribera, ministra della Transizione ecologica del Governo Sanchez in Spagna, è accusata dai popolari spagnoli di avere gravi colpe nella gestione delle inondazioni. I popolari spagnoli hanno chiesto che non sia confermata a Bruxelles prima della sua apparizione al Congresso di Madrid, già programmata appunto per il prossimo mercoledì.

Durante la sua audizione alla Commissione Regi dell’Europarlamento, la candidata spagnola al ruolo di Vicepresidente esecutiva della Commissione per la transizione pulita, giusta e competitiva, ha ribadito l’importanza di continuare a seguire la strada del Green Deal europeo per raggiungere gli obiettivi climatici. In particolare, l’europarlamentare ha annunciato un Piano Europeo di Adattamento Climatico, sottolineando la necessità di rafforzare la resilienza dell’UE ai rischi climatici estremi.

Il fatto che proprio lei sia finita sotto il tiro incrociato delle opposte trincee sta a significare come la transizione energetica ed ecologica sia un punto sensibile su cui l’Unione europea sembra sempre più dividersi.

Tutti sanno quanto le forze di destra e dell’ultra destra siano sostanzialmente contrarie, o nel migliore dei casi fortemente critiche, verso le politiche ambientali e di mitigazione del cambiamento climatico, bollandole come ‘posizioni ideologiche’, che dovrebbero invece, a loro modo di vedere, seguire una strada di maggiore flessibilità, concretezza e adeguamento alle sfide che abbiamo di fronte oggi.

I popolari pronti ad allearsi con destra e ultradestra europea?

Un fatto che dimostra come i popolari siano pronti a cambiare alleanze, in caso di scontro irreversibile con i socialisti, aprendo di fatto le porte ai conservatori di Ecr, di cui fa parte anche i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, i Patrioti, con dentro la Lega di Matteo Salvini, Orban e Marie Le Pen, e l’Europa delle Nazioni sovrane, al cui interno primeggiano i neonazisti tedeschi di Afd.

La vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane e la sua amministrazione in fase di costruzione, con una forte anima di destra, rappresentano ulteriori spinte esterne alla deflagrazione del progetto Ursula 2, o comunque ad un suo rimpasto.

Per uscire fuori da questa crisi, i popolari hanno chiesto di attendere fino al 20 novembre, quando la Ribera dovrà parlare al Congresso su quanto accaduto durante la terribile alluvione che ha colpito Valencia, in virtù del fatto che i commissari europei non devono avere ombre sul proprio operato nei Paesi d’origine, ancor prima di entrare in carica.

Giornalista

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