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Da homo sapiens a homo spaciens, quali rischi corrono gli astronauti nei viaggi spaziali

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Un rapporto della Guy Foundation fa luce sui pericoli delle spedizioni nel cosmo. Invecchiamento accelerato, cancro, indebolimento dei muscoli e diabete precoce tra gli altri. La ricerca nella salute spaziale ha bisogno di più investimenti.

Se nonostante i progressi tecnologici raggiunti nel settore dei viaggi nello spazio (pensiamo al turismo spaziale, i passati e futuri allunaggi e la possibile conquista di Marte) gli esseri umani si trovano ancora meglio a vivere sulla Terra un motivo ci sarà. Secondo il rapporto “The health hazards of space travel: novel insights from quantum biology”, pubblicato il 22 ottobre dalla Guy Foundation (ente di ricerca indipendente del Regno Unito), gli astronauti che si avventurano nello spazio affrontano rischi per la salute più gravi di quanto si è pensato fino a oggi. Tra questi: invecchiamento accelerato, sviluppo di insulino-resistenza, diabete precoce e problemi riproduttivi che potrebbero peggiorare man mano che ci allontaniamo dalla Terra e che mettono in discussione la fattibilità dell’esplorazione umana dello spazio profondo.

La preoccupazione principale riguarda il danno che i viaggi spaziali causano ai mitocondri, organi cellulari fondamentali per la produzione dell’energia che alimenta le cellule stesse. Il Rapporto identifica diverse possibili cause che spiegherebbero questo malfunzionamento: alcune conclamate (le radiazioni danneggiano direttamente le cellule), altre più speculative (l’assenza di gravità e gli effetti che può generare sui processi cellulari), ma che causerebbero nel complesso un invecchiamento cellulare accelerato, associato all’interruzione della produzione di energia. Anche le luci interne delle astronavi fanno parte del pacchetto: queste illuminazioni non riproducono infatti l’intero spettro della luce solare (fondamentale per regolare il ritmo circadiano sonno-veglia) e possono creare problemi al funzionamento dell’organismo.

Trascorrere del tempo in orbita causa inoltre l’indebolimento di ossa e muscoli, compreso il cuore, ed è il motivo per cui gli astronauti sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) passano molte ore al giorno facendo esercizi, con risultati altalenanti. Inoltre, i livelli di radiazioni oltre l’atmosfera terrestre sono decisamente più alti rispetto alla media della superficie, un aspetto che aumenta il rischio di cancro e che potrebbe mettere un’ipoteca anche alla possibilità di stabilire colonie spaziali su Marte o sulla Luna, che non possiedono un campo magnetico paragonabile a quello terrestre.

È anche vero che i problemi possono essere affrontati attraverso la tecnologia. Le basi lunari, ad esempio, potrebbero essere costruite sottoterra, per proteggere gli esseri umani dalle radiazioni, e l’illuminazione potrebbe essere resa più simile a quella del sole. Una soluzione più drastica potrebbe essere ingegnerizzare lo stesso corpo umano. Secondo Martin Rees, astronomo reale ed ex presidente della Royal Society, l’Homo sapiens è costituzionalmente inadatto ai viaggi spaziali, e dovrebbe evolversi in una nuova sottospecie, l’Homo spaciens, dotata degli strumenti biologici per colonizzare altri pianeti.

Soluzioni meno fantasiose, contenute nel Rapporto, suggeriscono che l’unico modo in cui gli esseri umani possono resistere nello spazio in condizioni di salute ottimali è riproducendo l’ambiente terrestre (“terraformare” altri pianeti, in gergo più tecnico), o studiando i fattori di rischio per eventuali malattie generate dai viaggi stessi. “Finora, l’attenzione della comunità spaziale si è concentrata sulle sfide fisiche e ingegneristiche inerenti ai viaggi spaziali. Questi problemi di salute a lungo termine non sembrano essere stati riconosciuti. Né sono stati affrontati in modo adeguato”, ha commentato Geoffrey Guy, medico e presidente della Guy Foundation. “Sopravvivere nello spazio non è la stessa cosa che vivere in salute ottimale e prosperare”.

Per questo la fondazione richiede “ulteriori esperimenti” per migliorare la comprensione delle cause alla radice dei problemi di salute spaziali, conducendo analisi più approfondite e a lungo termine sugli astronauti di ritorno sulla Terra, analizzando il comportamento di animali in orbita ed elaborando soluzioni concrete per mitigare queste anomalie.

La salute spaziale, come il resto della space economy, è dunque un settore in piena espansione, che non potrà che allargare i suoi orizzonti in futuro. “Questo rapporto fornisce un pressante promemoria degli effetti dei viaggi spaziali sulla salute umana e ha importanti implicazioni per organizzazioni come la Nasa e SpaceX”, ha detto George Freeman, ex ministro britannico per la Scienza, ricerca e innovazione. “Allo stesso tempo, evidenzia le opportunità e il valore della ricerca sulla salute spaziale”.

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