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Batterie come 20 reattori nucleari: la nuova rete elettrica degli USA

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Negli ultimi quattro anni, la rete elettrica degli USA ha ottenuto il supporto di batterie che hanno raggiunto l’equivalente di venti reattori nucleari, con benefici sul mercato delle rinnovabili.

Il dibattito sulla competitività del nucleare

Negli USA, il nucleare è al centro di dibattiti e investimenti, ma in realtà le batterie in supporto della rete elettrica – negli ultimi quattro anni – sono cresciute fino a raggiungere l’equivalente di venti reattori.

L’ordine di grandezza è rilevante, nella misura in cui questa tendenza, sottolineata dal Guardian, andrebbe a fungere da supporto alle forme rinnovabili di energia. L’espansione della rete statunitense è andata di pari passo con l’installazione di enormi batterie.

Lo stoccaggio e la gestione dell’energia elettrica, in effetti, hanno diminuito gli effetti dei disservizi, migliorando la qualità, la stabilità e l’accessibilità della catena di approvvigionamento. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha stimato che le batterie forniranno circa il 40% di tutto il fabbisogno globale di flessibilità elettrica a breve termine, entro il 2050.

L’importanza delle infrastrutture

Negli USA, in meno di un lustro, sono stati installati più di 20 Gigawatt (GW) di capacità – in batterie – nella rete elettrica. Di questi, 5 GW soltanto nei primi sette mesi di quest’anno, secondo i dati dell’Energy Information Administration (EIA), agenzia federale statistica del Dipartimento dell’Energia.

In soli quattro anni, gli accumulatori nelle reti elettriche americane batterie sono arrivati ad equivalere la produzione di venti reattori nucleari. A spiccare su tutti, per nuove infrastrutture, la California e il Texas. In caso di ulteriori espansioni pianificate, l’EIA ha previsto che questa capacità potrebbe raddoppiare fino a raggiungere i 40 GW entro il 2025.

A livello governativo, si è ribadito come le batterie siano una risposta tangibile alla crisi climatica. Da qui, uno specifico modo sia di intendere che di implementare la transizione ‘verde’. Fermo restando che gli Stati Uniti, grazie agli scisti bituminosi, hanno da oltre dieci anni raggiunto l’autosufficienza energetica e dispongono di maggiori margini di programmazione.

Sfide e criticità

Non mancheranno comunque, al netto della forza dei numeri, le sfide e le complessità. Una rete completamente pulita, infatti, richiederà un vasto aggiornamento delle linee di trasmissione.

Ad esempio, per trasferire rapidamente l’energia rinnovabile da una parte all’altra del Paese. A seconda delle necessità. Per far questo, però, servirebbe cambiare la normativa per la concessione dei permessi, semplificando il procedimento burocratico in materia.

La questione, però, è controversa e resta aspramente dibattuta, dal momento che molti gruppi ambientalisti si sono opposti a questa eventuale riforma. Secondo loro, infatti, regolamenti meno rigidi servirebbero soltanto a favorire i combustibili fossili.

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