Generali ha annunciato che non garantirà più coperture assicurative a tutte quelle aziende che, nei settori del gas e del petrolio, non rispettino i capisaldi della transizione energetica.
Cambio di paradigma
Generali, il più importante gruppo assicurativo dell’Italia, ha annunciato un cambio di passo ‘politico’, con rigidi parametri che circoscriveranno la concessione delle coperture. La società con sede centrale a Trieste non coprirà più i rischi di tutte quelle imprese del fossile che non siano allineate con i dettami della transizione energetica e della decarbonizzazione. Lo ha riportato Insurance Business.
Il rinnovato paradigma segnerà una svolta, a livello simbolico e finanziario, sulle modalità operative – in ossequio con l’Accordo di Parigi del 2015 – finalizzate al raggiungimento della neutralità climatica. L’ottica sarà quella di allineare i propri portafogli di investimento e le varie attività, all’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050.
Nello specifico, la compagnia cesserà di offrire polizze per i rischi connessi ai settori estrattivi e di trasporto dell’industria petrolifera e del gas. Comparti, in cui figurano i terminali di gas naturale liquefatto (GNL), i gasdotti e le centrali elettriche a gas.
Il valore dell’esempio
L’assicuratore ha inoltre sottolineato che nella sua politica climatica ha previsto l’integrazione delle nuove soluzioni all’interno delle pratiche aziendali. Il valore di un investimento sarà proiettato sul quadrante della sostenibilità ambientale, in linea con un modello ridisegnato, negli affari e nei conseguenti profitti.
Allo stesso tempo, tutte quelle risorse considerate un ostacolo per il cambiamento troveranno meno spazio, anche d’immagine. Dall’altro lato, si valorizzeranno sempre di più tutte le forme di economia circolare. Il sostegno sarà dato anche ad altre iniziative, come Investing in a Just Transition. Si tratta di un progetto che mira a garantire soluzioni per gli aspetti socio-economici connessi alla trasformazione.
Non sono comunque mancate le critiche di alcuni gruppi ambientalisti che hanno definito le misure ‘tiepide e cosmetiche’. L’aspetto più controverso è la mancanza di uniformità. Generali, per l’appunto, non assicurerà nuovi progetti produttivi (upstream). Tuttavia, il blocco ai poli di estrazione e trasporto (downstream e midstream) si applicherà solo alle aziende identificate come “in ritardo nella transizione”.