La Giamaica si è candidata a primo Paesi nei Caraibi che inserirà il nucleare nel proprio mix energetico, in virtù della cooperazione tecnica siglata con il Canada.
La portata della novità
La Giamaica ha compiuto un passo importante per diventare il primo Paese nucleare (civile) nei Caraibi, in virtù di un’importante sinergia siglata con il Canada. A suggellarla, è arrivata la firma su un patto d’intesa con i Laboratori Nucleari Canadesi (CNL) e l’Atomic Energy of Canada Limited (AECL). L’ha riportato il Jamaica Observer.
Il progetto ha rimarcato una volta di più le ambizioni energetiche di Kingston, contestualmente al ruolo sempre crescente delle fonti ‘verdi’. Nel 2010, infatti, il Governo aveva stabilito che – entro il 2030 – le rinnovabili avrebbero dovuto coprire almeno il 20% del fabbisogno nazionale. Allo stesso modo, si sono poste le basi per provare ad affrontare i diversi problemi riscontrati con le forniture.
Da qui, la rinnovata importanza che è stata data al nucleare, seppure con la consapevolezza delle innumerevoli sfide e delle complessità nei riguardi di un comparto da strutturare pressoché ex novo. A maggior ragione visti, i dubbi sulla sua sostenibilità finanziaria e al netto della funzione di volano per l’economia nazionale.
L’obiettivo, comunque, sarà stabilizzare le catene di approvvigionamento dell’energia, aumentando la sicurezza e l’accessibilità, .
Dettami tecnologici e opportunità
Oltre a dover formare scienziati e ingegneri in tecnologie nucleari avanzate (sarà nevralgico che le università stesse si aggiornino), la Giamaica dovrà dotarsi di una normativa in materia. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), in tal senso, garantirà il suo apporto. L’auspicio è che in cinque anni si possano sviluppare delle linee guida per regolamentare il settore nell’isola.
Dal punto di vista tecnologico, gli investimenti in ricerca e sviluppo dovrebbero indirizzarsi verso i piccoli reattori modulari (SMR), ritenuti particolarmente competitivi. Gli SMR possono generare fino a 300 Megawatt (MW) di elettricità differiscono infatti dalle grandi centrali tradizionali per una più semplice progettazione. Costruiti in fabbrica, si possono poi assemblare direttamente sul luogo scelto.
Un aspetto, che contribuirebbe a ridurre le probabilità di superamento dei costi. La loro gestione, inoltre, può avvenire su base scalare, in relazione alla domanda. I piccoli reattori nucleare sono per questo stati scelti anche da giganti tecnologici, quali Google o Amazon, per alimentare alcuni loro centri dati.
In ottica futura, qualora questo progetto andasse completamente in porto, potrebbero rimodularsi anche le relazioni a livello regionale. Se l’isola arrivasse addirittura ad esportare energia verso i vicini, la stessa posizione geo-economica dei Caraibi conoscerebbe un nuovo capitolo. Con questa, anche la ricchezza e il tenore di vita delle popolazioni locali.