Dalla Danimarca, i Paesi del Mare del Nord hanno inviato delle raccomandazioni alla Commissione europea, rimarcando la centralità dell’eolico offshore per l’Europa.
Un monito da Odense
Da Odense, in Danimarca, i Paesi del Mare del Nord hanno inviato le loro “raccomandazioni” alla Commissione europea, rispetto allo stato dell’eolico offshore in Europa. Sotto l’egida del Ministero danese del Clima, Energia e Forniture (KEFM), politici, responsabili di industrie e legislatori si sono radunati e hanno redatto un prospetto.
Dal loro punto di vista, questo settore è il vettore essenziale per la transizione, la decarbonizzazione e per rendere l’economia comunitaria nuovamente competitiva. Il tutto, valorizzando proprio il Mare del Nord in qualità di hub dell’energia ‘verde’ europea.
A maggior ragione, considerando – con il Covid e la seconda fase del conflitto russo-ucraino – l’aumento dei costi delle materie prime e l’instabilità delle catene di approvvigionamento. In attesa che il prossimo 1° Dicembre si insedi la ‘nuova’ Commissione (2024-2029), l’Unione Europea sarà chiamata a confrontarsi con gli aspetti salienti dell’analisi elaborata.
Il valore dei suggerimenti
Come si legge sul sito del Ministero, si è posto l’accento su un approccio che sia sistemico e integrato. Per valorizzare il nuovo paradigma, in effetti, “servirà finanziare progetti transfrontalieri e una migliore integrazione, nell’espansione dell’eolico offshore, con la produzione di idrogeno rinnovabile“.
Secondo quanto ha riportato la Reuters, questo quadrante geografico ha costruito una base dagli elevati margini. Lo scorso anno, i Paesi del Mare del Nord hanno assunto l’impegno di costruire 120 Gigawatt (GW) di energia eolica offshore entro il 2030. Si punta, inoltre, ad almeno 300 GW entro il 2050, pari a circa 20.000 turbine eoliche.
Il dubbio, a tal proposito, è se effettivamente l’Unione Europea possa effettivamente azzerarne le importazioni di turbine dalla Cina, come da più parti paventato, Germania in primis. L’impegno e le sfide sono notevoli, nella misura in cui, attualmente, in tutta Europa ci sono installati 35 GW. Tant’è che il Commissario europeo dell’Energia Kadri Simson ha dichiarato: “In questo momento, stiamo ancora lottando per raggiungere i nostri obiettivi per il 2030“.
Per rafforzare comunque il legame tra la produzione e la domanda di energia ‘verde’ in Europa, si è rimarcata la necessità di effettuare delle previsioni energetiche di venti o trent’anni. Stabilito un parziale fabbisogno, si potrà poi cesellare lo sviluppo regionale, nell’ottica che la stessa domanda e la produzione coincidano.