Roma, 22/11/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Costo dell’energia troppo alto, a rischio la crescita italiana. Le stime Fmi

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L’economia italiana stenta a crescere e anche i suoi principali partner europei non godono di buona salute, soprattutto la Germania in crisi conclamata. A pesare sul nostro Pil soprattutto l’elevato costo dell’energia, legato al gas e al mancato sfruttamento del potenziale delle rinnovabili. I report Fmi e Confindustria.

Un Pil che stenta a crescere

Quanto crescerà il prodotto interno lordo (Pil) italiano quest’anno e nel prossimo? È sempre difficile dare una risposta a questa domanda. Ci ha provato il Fondo monetario internazionale (Fmi) e secondo le sue stime per il 2024 il Pil italiano dovrebbe attestarsi sul +0,7% su base annua.

Dato che si manterrebbe più o meno stabile anche per il 2025, quando il Fondo si attende una crescita del Pil italiano dello +0,8% sempre su base annua.

Un risultato per alcuni positivo, viste lo scenario europeo ed internazionale, per altri invece negativo, perché significa che non si sono risolti i problemi alla base di una crescita che non decolla e anzi manifesta segni di debolezza.

L’energia ci costa troppo

I fattori che potrebbero limitare la crescita nel nostro Paese sono diversi, prima di tutto il costo troppo alto dell’energia rispetto ai suoi competitor più vicini, quindi le principali economie europee, legato ad un’inflazione che non sembra del tutto domata.

Poi sicuramente le tensioni internazionali, le guerre in corso in Ucraina e Medio Oriente, i dazi commerciali e un’Europa che non trova la quadra sul mercato energetico unico e sul modo sia di aumentare la propria autonomia energetica, sia di assicurarsi catene di approvvigionamento più affidabili.

Basti pensare alla proposta di definizione di un “prezzo unico europeo” per l’elettricità, proprio a fronte delle ampie differenze che invece si registrano oggi tra le varie borse elettriche nazionali. Tuttavia, nella recente revisione del Regolamento sul Market Design del Mercato Elettrico della Commissione europea, una riforma di questo tipo non è stata inclusa e resta quindi in vigore la regola del system marginal price.

Sulla stessa linea anche le stime del Centro studi di Confindustria, che vede per il 2024 una crescita del Pil dello +0,8% e per il 2025 dello +0,9%.

Il Governo addirittura vede questi dati in ulteriore rialzo: +1% nel 2024 e +1,2% nel 2025.

Lo scenario internazionale

Il Fondo monetario internazionale sottolinea che l’Italia gode di un Piano nazionale di ripresa e resilienza da 200 miliardi di euro, il budget più cospicuo di tutta l’Unione europea, dà non sottovalutare come punto di partenza, perché se ben sfruttato supporterà la crescita sul lungo periodo.

Allo stesso tempo, però, una Germania in crisi economica conclamata (atteso per l’anno in corso un Pil a crescita 0) sicuramente comporterà una contrazione del nostro export verso il mercato tedesco, con gravi ripercussioni sulla nostra economia che al momento, sembra, non siano abbastanza prese in considerazione in queste stime, soprattutto degli industriali e del Governo Meloni.

Francia e Regno Unito dovrebbero essere le economie più in salute a livello continentale, secondo il Fondo, per entrambe le stime sono di un +1,1%. Subito dopo si posiziona l’Italia.

A livello mondiale, la Cina dovrebbe mettere al sicuro un +4,8% su base annua, mentre gli Stati Uniti non dovrebbero andare oltre il +2,8% (nonostante l’impegno manifestato dalla Casa Bianca e in particolare dal Presidente Joe Biden a partire dalla fine dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia), con il Giappone che ancora mostra evidenti segni di difficoltà (stimato un +0,3%).

L’andamento del costo dell’energia in Italia

Tornando al costo dell’energia come fattore preminente nella limitazione della crescita del nostro Pil, anche il ministero delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato all’Assemblea 2024 di Assolombarda, che “Il differenziale competitivo del nostro Paese, rispetto agli altri con cui dobbiamo confrontarci come Spagna, Francia e Germania, è il costo dell’energia”.

Secondo uno studio della Fondazione Think Tank Nord Est, realizzato in collaborazione con Associazione Reseller e Trader dell’Energia (A.R.T.E), nell’ultimo anno, nel nostro paese, il prezzo dell’energia elettrica è sceso di circa il 10%. 

La diminuzione, però, è stata maggiore in Germania (-18%), in particolare in Spagna (-59%) e in Francia (-65%). Di conseguenza, le imprese italiane devono sostenere costi energetici maggiori, mettendo a rischio la propria competitività a livello internazionale.

Il differenziale di prezzo dell’energia elettrica tra l’Italia e il resto d’Europa è un grande problema per il nostro Paese, perché mette a rischio la competitività delle aziende. Dobbiamo investire con convinzione sulle fonti rinnovabili, semplificando le autorizzazioni, e al tempo stesso dobbiamo rivedere le nostre regole di mercato, perché il prezzo di vendita dell’energia rinnovabile è troppo alto”, ha detto Diego Pellegrino, portavoce di A.R.T.E.

E mentre lo stesso ministro Urso, appoggiato anche dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, indica come strada maestra l’energia nucleare (un percorso però molto lungo, che mira al 2050, e molto costoso, nell’ordine di decine di miliardi di euro), rimane come fatto evidente che l’Italia fa ancora troppo poco per sfruttare al massimo il potenziale delle fonti energetiche rinnovabili.

Rinnovabili convenienti

Una misura utile per confrontare il costo di generazione di elettricità ottenuta da diverse fonti energetiche e con diverse tecnologie è il cosiddetto LCOE. Tale misura viene utilizzata per confrontare la competitività delle diverse fonti e tecnologie, siano esse fossili come carbone, petrolio, gas, o rinnovabili come solare, eolico, idroelettrico. Più in dettaglio, il LCOE è basato sul calcolo del ricavo medio per unità di elettricità generata, necessario per coprire i costi dell’impianto durante tutta la sua durata (break even).

Secondo uno studio di Confindustria, il LCOE delle tecnologie rinnovabili è in forte calo a livello globale (Grafico E). La diminuzione più significativa è quella mostrata dalla tecnologia solare fotovoltaica (-89% nel 2022 rispetto al 2010) e solare termica (-69%). Anche il costo dei progetti eolici è diminuito: -69% l’onshore e -59% l’offshore.

Il peso del gas

Nel determinare il costo complessivo della produzione di elettricità in Italia, ad esempio, per oltre la metà conta il costo del gas. Una quota di gas che è molto più alta rispetto agli altri principali paesi europei: Francia 10,0%, Germania 13,8%, Spagna 30,4%, UK 38,4%.

L’Italia, a ben vedere, è uno dei paesi al mondo con il maggior utilizzo di gas nella generazione elettrica: seconda tra gli avanzati dietro solo al Messico (56,3%) e nettamente sopra gli altri, anche extra-UE (Giappone 30,9%, USA 39,9%), superata da pochi paesi emergenti (Arabia Saudita 67,1%, Egitto 79,3%).

Giornalista

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